Sulle loro tracce. Scomparsi, ma non solo
Ogni giorno in Svizzera una decina di persone scompare ‘nel nulla’.
Episodi che nella maggior parte dei casi coinvolgono giovani e che fortunatamente nell’arco di poche ore vengono risolti, in particolare se nella cerchia dei familiari c’è la necessaria collaborazione.
Ma come lavora la Polizia e che ruolo gioca la privacy?
Due donne, entrambe di Lugano, la cinquantenne Michela e la
ventenne Claudia ( i veri nomi
sono noti alla Redazione, ndr), erano fra le ultime persone date per «scomparse» nel nostro cantone attraverso i comunicati della Polizia ticinese. Come spesso avviene, per fortuna sono state ritrovate e gli annunci revocati. Due storie a lieto fine ( per quanto ne sappiamo), ma non è sempre così. Sul portale della Polizia infatti si trova ancora una quindicina di foto segnaletiche: la più datata è di vent’anni fa, la più recente dello scorsomarzo; questo significa che le loro ricerche, in Svizzera o all’estero, sono risultate finora vane. Comemai? Chi sono e dove sono queste persone? E come lavora la Polizia per ritrovarle?
Un problema in relativo aumento
Nelnostro Paesesiparladi circa3-5mila sparizioni all’anno: in media ogni giorno fanno perdere le loro tracce 8-13 persone. In Ticino i casi sono più che raddoppiati: dalle 36 denunce del 2014 siamo alle 84 del 2018. Quest’anno la Polizia segnala 66 denunce. Rispetto a Paesi ben più popolosi è una casistica molto ridotta: 11mila ricerche l’anno e 300 annunci ogni giorno in Germania; 24mila casi in Italia solo nel 2016-2017; 40mila sparizioni l’anno in Francia ecc. Persino in un Paese demograficamente simile al nostro come l’Austria (8,5 milioni di abitanti) si arriva a 11mila annunci l’anno. In teoria meno persone si allontanano dai loro cari, più è facile rintracciarle per la Polizia. In Ticino lamaggiorparte dei casi (80-90%) si risolve infatti «inpocheore o inungiornoodue giorni», informa la Polizia ticinese: solo «4 casi sono ancora aperti» sugli 84 del 2018. È dunque più corretto parlare di «possibili sparizioni», ci dice precisando il capitano Orlando Gnosca: «Probabilmente si tratta di scomparse volontarie», cioè non forzate (sequestri, rapimenti ecc.). Sarebbe il caso anche di Michela, citata all'inizio, che «è stata rintracciata all’estero», ha informato la Polizia il 10 ottobre dopo che non si avevano più notizie di lei dal 26 settembre. Oppure di Claudia (idem), trovata il 18 ottobre dopo due giorni di assenza. In entrambi i casi sui retroscena c’èmolto riserbo.
Fenomeno sottovalutato?
La Polizia non rilascia dichiarazioni per motivi di «privacy » e di «protezione dei dati», tanto meno sulle dinamiche di ricerca per «ragioni strategiche». Ma sorprende che di fronte all’ampiezza dei numeri il fenomeno, in tutto il mondo, sia poco indagato. In Svizzera non esiste nemmeno una statistica nazionale, ma solo per cantoni. «Certamente a livello statistico il fenomeno viene studiato» ci conferma Gnosca, e ogni caso «lo si analizza individualmente». Inoltre, aggiunge, «la casistica e l’esperienza sono sempre fonte di insegnamenti», le modalità «in continua evoluzione» e c’è «uno scambio di esperienze» con altre forze di Polizia, svizzere o estere.
La ricerca scientifica però è misera, persino in Italia – patria del seguitissimo programma TV Chi l’ha visto? – dove i ricercatori denunciano una «carente produzione scientifica», un tema «poco indagato». Perché questa lacuna? In Svizzera, ipotizzano alcuni
media d’Oltralpe, il motivo sarebbe l’esiguo numero di casi rispetto all’estero, ma saremmo anche più «tolleranti» verso gli adulti sani che scompaiono temporaneamente, inoltre la Polizia pare più riluttante nel lanciare le ricerche. La prassi, riporta swissinfo.ch, sarebbe quella di pubblicare annunci «soltanto per i casi urgenti» (minorenni, incidenti o rischi di suicidio), mentre «non vengono» resi pubblici quelli per motivi «personali» . Perché? La Polizia ticinese ha preferito non commentare né confermare. In Svizzera non esiste una figura di riferimento ministeriale come c’è in Italia già da undecennio. Nella società civile le fondazioni elvetiche «FREDI» o «Missing Children» trattano solo persone sotto i 25 anni: ma tutti gli altri? In Italia («Penelope») o in Francia (« ARPD») i familiari che si sentono abbandonati dalle autorità o sensibili al tema sono uniti in associazioni, in Svizzera no. Solo un problema di numeri dunque? Non sembra.
Tra solitudine e socialità
Per la Polizia ticinese la tipologia degli allontanamenti è «variegata» e «le scomparse da fuga concernono in gran parte i giovani» osserva Gnosca. Perché? La portavoce di «Telefono Amico» in Ticino, Claudia Cattaneo, spiegava a la Regione che il motivo sarebbe la «solitudine» e la «non comprensione» in famiglia. Secondo la psicoterapeuta Mara Foppoli le fughe giovanili nasconderebbero «contesti estremamente conflittuali» nei nuclei familiari, magari ricomposti, riporta ticinonews. ch. Più in generale Nicole Windlin, del Servizio di ricerca della Croce Rossa Svizzera (CRS), denuncia l’assenza di «spazi dedicati» ai familiari, «possibilità di scambio» che ridurrebbero «isolamento e solitudine», si legge sul sito. Non sembra dunque un caso che, ci dice la Polizia, si assista ormai «all’allontanamento frequente» di persone in cura psichiatrica, di quelle «confrontate con depressione» o che hanno «minacciato il suicidio». Sarebbe il caso di due donne scomparse di recente, una 60enne da Mendrisio nel 2017 e una 50enne nel 2018 dal suo villaggio del Locarnese. Entrambe furono ritrovate senza vita pochi giorni dopo: purtroppo succede ogni anno in Ticino. Il forte invecchiamento della Svizzera porta anche alla luce i casi di anziani smarriti, ammalati di demenzao Alzheimer: è successo questa primavera a una 70enne in un bosco del Luganese; dove purtroppo la donnaèmorta.
Cosa fa la polizia?
Come si conducono le indagini? La Polizia ticinese non ce l’ha detto. Sappiamo solo che le Polizie cantonali collaborano, ma non lavorano allo stesso modo ( vedi riquadro nella pagina seguente, ndr): seguono infatti «modalità eprocedure cantonali», ci dice Gnosca. Ovviamente esiste un protocollo, che però cambia da cantone a cantone ed è pure segreto. Ma non sarebbemeglio condividerlo così che tutti ne siano più consapevoli? In Italia, Stati Uniti o Inghilterra, per esempio, le linee guida sono pubbliche e soprattutto standardizzate: tutte le forze di Polizia si attengono alle stesse regole d’indagine. Non in Svizzera. Così è stato proposto anche in Canada dopo aver constatato, anche internamente alla Polizia, diverse lacune nelle procedure.
Studi dell’Università di Glasgow e gli atti di una conferenza di esperti tenutasi in Scozia affermano che «l’attuale gestione» della Polizia «necessita di miglioramenti». Nel caso dei bambini smarriti emergono «incoerenze» circa la «valutazione dei rischi», la «gestione delle indagini», il «sostegno e aiuto al minore». Leggiamo che per la Polizia
l’angoscia e la frustrazione dei familiari a volte possono sfociare in pretese sia eccessive sia, apparentemente, giustificate. Lo dimostra il caso diuna giovane ginevrina la cui scomparsa scosse nel 2017 laRomandia. I parenti criticarono la Polizia per non aver pubblicato subito la foto, ma aimediad’Oltralpe la Polizia diGinevra dimostrò tutto il suo aplomb elvetico: «protezione della personalità » ( privacy), timore di «spaventare» ulteriormente la giovane, presunta inutilità di «nuove notizie ogni giorno». Eccesso di scrupoli? Procedure scoordinate? Chissà ( vedi a lato). La sua foto avrebbe impedito l’assassinio della ragazza, trovata da un passante? Non lo sapremomai.
Il ruolo dei familiari
In Svizzera «la decisione di rendere pubblica una scomparsa compete al denunciante» ci dice Gnosca, cioè parenti, conoscenti o tutori; questo presso la «gendarmeria, che tiene poi i contatti con il denunciante. In alcuni casi l’indagine può essere condotta successivamente dalla Polizia giudiziaria». Questa prassi spiega perché nel 2011 la Polizia ticinese non aveva potuto inviare per tempo ai colleghi italiani le foto di uno scomparso, morto suicida. Da qui la critica della trasmissione Chi
l’ha visto?. La Polizia ticinese però non potevafarlo: nonc’eraancora ladenuncia formaledei familiari, riporta tio.ch.
Anche nel caso di Michela ci sono voluti 10 giorni prima di pubblicare l’annuncio ufficiale. I parenti hanno dunque un ruolo centrale in un evento che però è molto emotivo e stressante. Lo studio scozzese parla infatti di «confusione», «scarsi rapporti con la Polizia», «conflitti» sulle cause della sparizione, e persino «imbarazzo» prima della denuncia e dopo il ritrovamento. Ciò può succedere nelle piccole realtà come il cantonTicino: fotoenomedellapersona cercata diventano subito virali. Ma c’è di più. Nel 2018 la stampa ha riferito di una particolarità tutta ticinese: un tassodi annunci di scomparsa tra i più alti del Paese, nel 2017 quasi il 40% contro nemmeno il 3% della mediadi 13cantoni. Comemai? LaPolizia ce lo ha già spiegato in parte: avremmo più casi urgenti di minorenni in fuga, di potenziali suicidi e, considerando il record nazionale di anzianità, di demenza senile. La proporzione di «sparizioni» di minorenni e giovani a Sud delle Alpi suggerirebbe anche modelli culturali e genitoriali diversi, magari più apprensivi (si veda Ticino7 n. 35/2016).
Un pomeriggio del 2017 la Polizia ha annunciato la «scomparsa» di due 14enni dalla centralissima via Nassa a Lugano, che non è certamente l’affollata via Monte Napoleone di Milano. I dueminorenni furono ritrovati poche ore dopo, incolumi.