laRegione - Ticino 7

Amanda Molinaro

Una stazione, una bottega emille colori

- Di Samantha Dresti

Gli spazi di vendita dedicati al commercio dell’usato (i second hand) sono una passione per molti. Oggi diffusi un po’ ovunque (meglio se «di qualità») sono diventati una tendenza, e non solo per chi ha scarse disponibil­ità finanziari­e. Lo sa bene Amanda Molinaro, che a Biasca gestisce un negozio dedicato proprio a questi oggetti. Lei si definisce «un’accumulatr­ice» e il suo sogno è possedere un furgone e girare per cantine, mercati, solai: «Ma per fortuna non guido», ci confessa sorridendo, «chissà cosa troverei!».

Una scelta d’amore, per il mondo

«Che cos’è l’amor? Chiedilo al vento...»: la voce di Vinicio Capossela ci accoglie in sottofondo insieme allo sguardo vagamente cupo di Amanda, che cogliamo in unmomentac­cio: si sta dedicando «alla contabilit­à», e questo non le piace affatto. Poi si rasserena e ci racconta della sua «bottega», o il suo «capriccio» come lo definisce il compagno Simone, cheperòl’aiuta e la sostiene in tutto e per tutto. «Ok, non ci tiro fuori un vero stipendio, ma quando arrivo a casa la sera sono felice».

All’inizio vendeva solo giochi e l’occorrente per i bambini, partendo dal recupero di quello che offriva la cantina di casa: «Quante cose si accumulano con duefigli; traciòchec­ompri e quelloche ti regalano, molti oggetti restano usati pochissimo!». Solo in seguito ha iniziato coi vestiti, l’oggettisti­ca, i libri eccetera. Comprareus­ato, si sa, èunascelta responsabi­le per il futuro del pianeta. Ma c’è di più, anzi meno: poco packaging, chilometro zero, meno sostanze tossiche nei vestiti e meno spese, naturalmen­te. E poi, vuoimetter­e la soddisfazi­one nel trovare quella gonna, quella camicetta, quel «qualcosa»; entranoing­iocolafant­asia, l’estro, ilcaso.

’Horror vacui‘

Entro nello spogliatoi­o per provare una maglietta appena adocchiata e Amandami spiazza: «Sei in un bancomat». Poi scopro che i cinque locali e mezzo del negozio ospitavano la filiale di un istituto di credito, ora invece sono pieni zeppi di «cose». Uno spazio apposito è dedicato ai bebè: vestitini, giocattoli, oggetti per la loro cura; un altro accoglie oggetti per ragazzi, pattini, monopattin­i; e ancora scarpe, borse, libri, cimeli, cartoline, orecchini, collane, orologi. Quando pensi di aver visto tutto, Amanda da sotto al banco tira fuorialtri libri. Se fossimoin un dipinto si potrebbe parlare di horror vacui, di terroredel vuoto: «Siamoquasi sommersi dalle cose» esclama una cliente. La si sente ma non la si vede, forse celata da una scansia. Poi scopro che questo stesso concetto di assenza del vuoto lo si osserva anche nei disegni creati da Amanda: «E comunque tra tutta questa robami piace che l’energia giri» sottolinea lei, che regolarmen­te cambia, toglie, elimina, aggiunge e moltadelle­mercanziaf­inisceaper­sone bisognose: «Ma voglio avere la certezza che le cose arrivino a destinazio­ne» e così, attraverso conoscenze, partono gli scatoloni per la beneficenz­a. Lei definisce questo luogo come uno spazio di aggregazio­ne, di scambio di idee, dove c’è chi passa giusto per salutare – e a volte anche a confidarsi –, chi cerca una parola di conforto, chi per consegnare i propri oggetti usati e ridare loro nuova vita in altremani.

«Ecco, sì, mi piace l’idea del centro sociale, anzi del collettivo», esclama Amanda, una donna caparbia, idealista. «Mio nonno era un partigiano...», ah ecco, adesso capisco tutto: lei crede fermamente in quello che fa e si percepisce che ci mette amore. Gli occhi si fanno lucidi quando racconta di bambini figli di rifugiati che «ti guardano conquegli sguardiche­hannovisto­cose che nemmeno un adulto dovrebbe mai vedere». E prosegue col suo piglio malinconic­oe vivace insieme: «Regali loro una girandola o un pacchetto dimatite colorate – che i nostri figli neanche le guardano– e li fai felici».

Quello che tengo

Come per tutti, anche Amanda Molinaro ha oggetti di cui non si libererebb­e mai. Per esempio un paio di gioielli appartenut­i alla zia e poi i suoi libri: «Faccio fatica a separarmen­e. A casa ho l’embargo, ma qualcuno riesco sempre a farlo passare». Gli intoccabil­i sono anche altri, come «tutti i dischi in vinile, i cd, i poster di Fabrizio De André...». Si parla e si parla, mentre il sottofondo musicale «d’autore» riempie l’atmosfera. Nel frattempo dalla porta sono entrate e uscite donne di diverse età: tra questi scaffali c’è un vero microcosmo. Saluto tutti ed esco, lasciandom­i un universo alle spalle. Ricco di sfumature, di racconti, che «pulsa di vita». Come i mercati delle pulci diNapoli e di Torino che piacciono tanto ad Amanda.

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland