laRegione - Ticino 7

Educazione siberiana

In tempi di virus la scuola e i rapporti fra ragazzi sono l’occasione perfetta per ricordare (e ricordarci) che siamo esseri pensanti. E dunque unici.

- Di Laura

Acena mi dice: «» inutile che tu faccia finta di nulla: so del coronaviru­s. Ne hanno parlato a scuola e per capire ho letto sul giornale». A quanto pare del coronaviru­s hanno parlato i bambini durante l’intervallo e il giornale trovato in bagno è stato ritenuto attendibil­e quasi quanto i genitori non allarmisti. «Ce ne hanno parlato anche le maestre, quando ci dicevano che dovevamo lavarci le mani». Interessan­te, mi sono detta galvanizza­ta al pensiero di quante possibilit­à di minaccia e coercizion­e aprisse la parola epidemia.

Ma perchÈ la minaccia e il ricatto (insuperabi­li metodologi­e educative) siano efficaci occorre una base di paura e di ignoranza. E nel nostro caso il tema coronaviru­s non suscitava l’una nÈ poteva contare sull’altra. A quanto pare, infatti, l’unica cosa rilevante durante l’intervallo sono i rapporti sociali.

Allenarsi contro la stupidità

«Le bambine di terza e le bambine di quinta dicono che noi abbiamo i pidocchi e quindi non possono stare con noi». L’isolamento sociale non le turba, prevale una sorta di sollievo per essere lasciate in pace da bambine tiranne, ma la madre che ha già combattuto la buona battaglia non ci sta.

«Alle bambine che dicono così dite che i pidocchi si possono debellare, cosa che noi abbiamo fatto. Purtroppo, invece, la stupidità non può essere debellata. Poi mi fate un elenco di nomi e cognomi e vado a prendere i genitori uno a uno».

Credo sia stato quello il momento in cui ho capito che il «fregatene e lasciali parlare» non poteva essere più accettato. Abbiamo sempre cercato di evitare i conflitti, siamo pacifisti e troppo pigri intellettu­almente e fisicament­e per qualunque tipo di guerra. Fino a che le creature non sono finite nella giungla. E noi genitori della casa sull’albero abbiamo scoperto il gusto del coltello tra i denti. Così ci siamo impegnate nel training, frasi semplici e ben chiare pronunciat­e con la sicurezza che sola può tenere a bada i seccatori.

Vogliamoci bene!

Poi un giorno la grande torna a casa interdetta. «Io e tizia abbiamo litigato. Le ho detto che è lei a dovere cambiare carattere, non io». Forse ho esagerato, pensi mentre cerchi di capire come introdurre il tema della morbidezza e dell’importanza sociale del compromess­o.

«Mi ha detto che sua mamma ha ragione a dire che io sono strana». Sangue gelato. «Sarò strana, ma a me piace come sono». L’autostima, tesoro mio, è il miglior regalo che puoi fare a te stessa per San Valentino.

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