Novità editoriali in Ticino
Il racconto di una porzione di Ticino meravigliosa e vulnerabile da riscoprire nelle sue sfumature.
Spesso abbiamo l’idea che le cose belle siano solo altrove. Con Posto del genere. Rivisitando il Luganese (Fontana Edizioni) Ivo Zanoni ci invita a esplorare i dintorni guardando oltre il velo dell’abitudine e del luogo comune. Archeologo e scrittore, attento alle testimonianze dell’attività umana e alle parole, ci conduce lungo una narrazione paesaggistica sul Ceresio. Gli elementi che mette al centro sono il paesaggio e il territorio, l’architettura e l’arte, e gli esseri umani che modellano i luoghi, li animano, li consumano. Ogni capitolo – in tutto una quarantina –, salvo qualche eccezione, corrisponde a una località e si apre con un annuncio immobiliare, «uno dei tanti metodi per capire com’è caratterizzato un luogo». Nelle pagine sono descritti scorci incantevoli delineati dai contorni delle montagne e del lago; selve castanili e vigneti; monasteri, conventi e chiese pittoresche; antiche abitazioni, botteghe e osterie tradizionali. E pure muri a secco, fontane, panchine e pergole – la grazia delle cose umili. C’è però anche il contraltare, con le spianate di cemento, i depositi per la nafta, i centri commerciali, l’attività edilizia speculativa, le infrastrutture dell’era degli spostamenti individuali. Tra elogio e critica, sono delineate varie prospettive sulla regione, assieme a fotografie che testimoniano anch’esse il meraviglioso e l’allarmante.
Ode alla lentezza
L’autore ha esplorato la zona con i trasporti pubblici e a piedi, con un «guadagno di impressioni, di incontri fortuiti, di avvicinamento al territorio e alla gente che lo popola». Seguendo il suo incedere ci immergiamo nelle atmosfere di posti che mutano con le stagioni e i giorni: troviamo Caslano nella calma torrida d’estate, il cimitero di Agra gremito di fiori a novembre, Tesserete sotto una coltre di neve, Gandria quasi disabitata nei mesi freddi; e il fermento delle occasioni speciali come i preparativi per la festa degli asinelli a Mezzovico e la risottata a Sessa. Ci racconta del bus condiviso con le colf delle ville di Brè, dell’attesa in stazione a Cadempino assieme ai molti volti dalle origini lontane, e dei macchinoni di grossa cilindrata a poca distanza che si spostano da un posteggio a un altro. Il confronto è anche col passato, come tra la casa dei doganieri abbandonata sul monte Lema e i droni che perlustrano i confini in cerca dei nuovi briganti. Il volume ha la capacità di invogliare a uscire di casa e – citando Franco Arminio – «concedersi una vacanza intorno a un filo d’erba». Arminio è il poeta che ha inventato la paesologia, ‘disciplina’ che si riferisce a quella forma di attenzione ai luoghi spesso assente perfino in chi li abita, all’arte di incontrarli e raccontarli, riconoscibile in Zanoni. Da questa ‘guida’ non esaustiva apprendiamo molte informazioni sul Luganese, ma soprattutto impariamo una postura, uno sguardo che accresce la nostra consapevolezza verso quanto ci circonda, e grazie al suo carattere parziale ci è concesso un inesauribile spazio per compiere i nostri personali passi. Manca per esempio il Comune in cui abito; il mio capitolo potrebbe iniziare così: «Nel cuore di Massagno c’è un’insegna dal fascino d’altri tempi che nei passanti amanti di vecchi film provoca un improvviso senso di lietezza…». pp. 176, novembre 2019, CHF. 25.fontanaedizioni.ch