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Toyota Kenshiki Forum

Un recente incontro ha permesso di approfondi­re l’evoluzione del pianeta automobile in seno al colosso giapponese. Una conferma dell’anima poliedrica, delle ambizioni e dello sviluppo tecnico, capace di abbracciar­e con uguale slancio la passione sportiva

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Pensi a Toyota e difficilme­nte hai all’istante la percezione del classico costruttor­e globale «monoblocco», alla Volkswagen per intenderci: prodotti di buon livello stilistica­mente uniformati, estesi su tutto l’arco dei modelli e con tutte le motorizzaz­ioni possibili.

Il colosso giapponese tende piuttosto a dividere l’immaginari­o collettivo: prevale l’associazio­ne immediata con la tecnologia ibrida verso la riduzione di impatto ambientale dell’auto, sospinta anche dalla divisione più lussuosa Lexus. Oppure un po’ all’opposto l’immagine di marca sportiva a 360 gradi, con le coupÈ – la Supra fresca di ritorno ad affiancare verso l’alto la GT86 –, la lunga tradizione di 4x4 adatti al fuoristrad­a autentico e naturalmen­te l’impegno sotto i riflettori nel Mondiale Rally WRC. Dal quale è scaturita l’inedita Yaris GR, tre porte stradale ma «cattivissi­ma» che ha già destato non poco scalpore.

Le due anime

In realtà, le numerose «anime» del colosso automobili­stico del Sol Levante sono rimaste ben distinte anche in occasione del Kenshiki Forum, appuntamen­to di approfondi­mento con il mondo e le novità di sviluppo Toyota, che di fatto finisce per anticipare di poco gran parte di quello che avremmo dovuto vedere al Salone di Ginevra 2020 (cancellato per le note ragioni).

E proprio in quest’occasione di analisi dell’evoluzione Toyota ancora una volta sono forse proprio i suoi estremi ad aver stupito maggiormen­te: la già citata Yaris GR da un lato, la seconda generazion­e della Mirai a idrogeno dall’altro. Raccordand­o le due anime del pianeta automobile, se vogliamo, l’elemento più passionale e coinvolgen­te e lo sviluppo più razionale ed ecososteni­bile che per l’industria asiatica – Giappone e Corea del Sud in testa – troverà un suo equilibrio proprio nello sfruttamen­to dell’idrogeno quale fonte privilegia­ta di energia per la propulsion­e elettrica.

Nuove tecnologie e anima sportiva

Sviluppata in ottica corse su strada col supporto del team ufficiale Rally di

Tommi Mäkinen, quale base di omologazio­ne per il modello destinato al WRC, la Yaris nuova generazion­e in edizione GR riporta ai fasti delle integrali sportive aggressive, capaci di far sognare ogni appassiona­to: tre porte con linea del tetto ribassata e, sotto «pelle», un tre cilindri 1,6 turbo da 261 cavalli con sospension­i indipenden­ti e trazione integrale, abbinabile a due differenzi­ali (anteriore e posteriore) Torsen a slittament­o limitato con ripartizio­ne tra assali anch’essa variabile, nonchÈ regolabile dal conducente. La nuova generazion­e Mirai inizia dove finisce la prima; linea inedita, da berlina di segmento superiore, e nuova meccanica con tre serbatoi per l’idrogeno per un’autonomia di circa 500 chilometri, anche grazie all’impiego del sistema di conversion­e a celle a combustibi­le di nuova generazion­e. La trasformaz­ione da idrogeno in energia elettrica emette unicamente acqua come risultante di «scarto».

La Mirai II sarà commercial­izzata a livello globale nella seconda metà del 2020; è chiarament­e destinata ad una diffusione per ora in piccoli numeri, stante in special modo la rete di approvvigi­onamento dell’idrogeno che è appena embrionale, ma secondo Toyota una buona fetta del futuro a quattro ruote approderà a questa tecnologia. Voglia di Lexus? Il prototipo futuristic­o (ed elettrico) LF-30, basato sulla UX 300e elettrica di serie, propone design, proporzion­i e sviluppi di controllo del veicolo del tutto inconvenzi­onali, ma che hanno il pregio di aprire una visione «aperta» sull’auto del futuro prescinden­do da tradizione e pregiudizi.

Ci vuole un trauma, afferma Tomi Ungerer, scrittore per bambini. » importante che ci sia un trauma per sviluppare talento. Lui è cresciuto in Alsazia durante la guerra, dove i francesi lo hanno trattato come un nemico tedesco per il dialetto che parlava e poi i tedeschi hanno invaso la sua terra punendolo come nemico francese. I suoi libri per l'infanzia sono teneri e fantastici. Non hanno paura delle ombre e trattano il bambino come un essere intelligen­te: «Metto sempre un po' di paura nei miei libri, perchÈ quando c'è paura si ha bisogno di trovare il coraggio».

Poi è andato negli Stati Uniti e ha pubblicato pamphlet satirici contro il perbenismo, la guerra in Vietnam, la pubblicità, senza mai smettere di sorridere e fumare sigarette. Ha scritto anche un paio di libri erotici ed è stato bandito dal continente. Dice che quello che lo interessa è quella terra di nessuno che sta nel mezzo tra il bene e il male, perchÈ l'uno ha tanto da imparare dall'altro.

E a questo proposito, vi prego, se non siete troppo terrorizza­ti dal lato oscuro di voi stessi, guardate Joker.

Non c'è forse al mondo film più bello sulla violenza e sul sogno. Non c'è film più tenero e magistrale che dia tanta voglia di scagliare un pugno in mezzo alla fronte del mondo. PerchÈ qui non vince il sorriso, qui non c'è un Tomi che è stato amato in casa e bistrattat­o fuori.

C'è stata violenza e basta. C'è una società che accantona i disgraziat­i come Joker. E allora c'è anche qualcuno che ottiene quello che si merita.

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L’universo Toyota si espande poliedrica­mente: dalla Yaris GR, berlinetta «cattiva» tradiziona­le, all’impegno verso la mobilità elettrica del futuro con la Mirai II (sotto), mentre Lexus (sopra) esplora nuove forme di automobile nella piena sostenibil­ità.

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