Elio Fontana Storia di una collezione
Un amore per i motori e la meccanica nati sin da ragazzo. Dal primo Cilo al debutto nelle gare in salita, fino alla conquista del Campionato Europeo. Tutto raccolto nella sua casa, un museo per veri cultori delle due ruote.
Vecchie moto, targhe, pompe di benzina degli anni Cinquanta, latte d'olio. La stanza-museo di
Elio Fontana è il santuario del motociclismo che fu: quello di quando i piloti correvano con la tuta sporca di grasso e saper smontare il motore contava quanto il «manico» alla guida, per usare un'espressione cara a Elio. Il quale fin da ragazzino si divertiva a smanettare sui motorini: «gli facevo l'assetto sportivo, col manubrio basso...», dice ancora col sorriso dell'adolescente che insegue la sua passione.
Poi quella passione sarebbe diventata uno sport (vedi pagina 7), con una declinazione particolare: la gara in salita. E lì sì che il «manico» conta:
«La disciplina consiste nel portare la moto lungo un percorso di montagna che arriva anche a dieci chilometri. Si parte a 30-40 secondi di distanza e si corre contro il cronometro: per cui non hai gli altri piloti dei quali seguire il comportamento, sei da solo e non puoi sbagliare. Ti serve il pieno controllo della moto e un'ottima conoscenza del percorso: anche se hai un paio di cavalli in meno, è quello che fa la differenza».
Conclusa la vita sportiva, Elio si è dedicato a raccogliere i cimeli di quel mondo: moto Suzuki, Yamaha e Bultaco, con telai artigianali costruiti apposta per i grand prix. Ma anche tutto quello che ci girava attorno: le pompe di miscela e carburante, si diceva, ma anche vecchi caschi e cimeli di ogni tipo. Anche chi non è appassionato di moto si perde nella fantasia di quella storia che sa di polvere e ottani. E in quello che rivela del demone – in senso buono – che anima ogni collezionista: «C'è chi colleziona francobolli, chi cremini da caffÈ... io colleziono queste cose qui».