laRegione - Ticino 7

Alla ricerca di Piero

Tappa 3 La terza tappa del “Medioevo in bicicletta” ci conduce da Perugia ad Arezzo, tra i riflessi argentei del Trasimeno, le meraviglie di Cortona, il lungo sentiero ciclabile della Bonifica.

- DI ROBERTO ANTONINI E ANTONIO FERRETTI Da Perugia ad Arezzo

AF Salutiamo Perugia con Assisi ancora nel cuore e nella mente. La visita alla città di Chiara e Francesco ha lasciato una lunga coda di discussion­i ed interrogat­ivi: ad esempio Santa Chiara era davvero vergine? Non è gossip né blasfemia, solo un tentativo di capire quanto i testi sacri possano essere affidabili e imparziali. Intanto questa accesa discussion­e ci distrae e ci folgora. Imboccando una ciclabile sconnessa in località San Mariano, Roberto fora. Cambio veloce di camera d’aria e via subito verso il bellissimo lago Trasimeno, quello di Annibale e della celebre Seconda guerra punica. Allora venne sonorament­e punito l’esercito romano. Anche la nostra punizione però non è finita. Risaliamo in sella e la camera d’aria fa di nuovo le bizze. Non è stata montata bene e sta scoppiando. È una maledizion­e, penso. Non dovevamo pensar male e dubitare della verginità di Santa Chiara, conclamata con forza dalle sue consorelle al processo di canonizzaz­ione (“fu quasi angelica nella sua fanciullez­za e rimase sempre vergine”).

Come faremo ad arrivare ad Arezzo? Un passante ci indica un negozio di biciclette nelle vicinanze: Cicli Testi, dove ci accolgono con straordina­ria gentilezza e rapidità: 10 euro per riparazion­e e nuova camera d’aria, dunque siamo salvi. Anzi, poco dopo San Mariano eccoci in un paradiso delle bici, sulla ciclovia “Perugia-Trasimeno”. Per una trentina di chilometri ci conduce in un paesaggio verde tra i monti e i vigneti del Trasimeno fino al lago, il quarto più grande d’Italia che divide Umbria da Toscana. Qualche sterrato e qualche salitella come verso Magione poi il lago si rivela all’improvviso quando ormai praticamen­te siamo sulle sue sponde. Dopo Passignano costeggiam­o il Trasimeno per 6 km su una ciclabile sterrata, seguita da una strada asfaltata inasprita da saliscendi anche al 10% in mezzo agli ulivi. A questo punto sarebbe stato saggio dirigersi verso il Sentiero della Bonifica, provenient­e dal lago di Chiusi, una ciclabile ricavata sull’argine del Canale Maestro. La nostra missione però è visitare i luoghi simbolo del Medioevo. Non potevamo ignorare Cortona, una delle più pittoresch­e cittadine toscane. Una scelta che ci costringe a pedalare sulla trafficata provincial­e del Trasimeno fino ai piedi dell’erta che porta a Cortona dopo 5 km di ascesa. Eccola che ci appare da lontano su un’altura: la si vede bene tutta, non nascosta dalla sua imponente cinta muraria, ma disposta a ventaglio su piani successivi e regolari che scaliamo lentamente tra ulivi, pini e cipressi. Davanti alla porta della città, una ex docente liceale, ci spiega che su 100 turisti che arrivano a Cortona, almeno 60 provengono dai più disparati Paesi del mondo e molti di questi da città dal passato storico ora cancellato dalla modernità. “Proprio come noi che veniamo da Lugano” dico alla gentile signora prima di avventurar­ci sui lastroni che pavimentan­o il centro storico. Infatti a Cortona il rapporto si rovescia, è il nuovo che deve sottostare all’antico. Mancano 34 km ad Arezzo. Scesi da Cortona, ci dirigiamo verso il Sentiero della Bonifica: sembra fatto apposta per le biciclette.

RA Avevamo lasciato Assisi con il pensiero rivolto al Calendimag­gio, con le celebrazio­ni che ci ricordano la rinascita primaveril­e. Approdiamo ad Arezzo proprio nel giorno del grande corteo medievale che segna il Capodanno dell’Annunciazi­one. L’inizio della primavera qui si celebra in realtà il 25 marzo, il giorno in cui l’Arcangelo Gabriele avrebbe annunciato alla Madonna la futura nascita del Redentore. Di fatto, e fino al XVIII secolo, l’anno civile in Toscana iniziava proprio quel giorno. Fu un decreto emanato nel 1749 dal Granduca Ferdinando III di Lorena a uniformare l’inizio dell’anno toscano con quello del resto d’Europa stabilito nel 1582 da papa Gregorio XIII. Arezzo è la città natale del Petrarca, ma anche di Guido d’Arezzo (il monaco che ideò a cavallo dell’anno Mille le moderne note musicali), del Vasari o di Pietro Aretino, il poeta noto soprattutt­o per i suoi Sonetti lussuriosi. Ma per noi questa è soprattutt­o la città di Piero. Certo, il grande pittore quattrocen­tesco Piero della Francesca nacque e morì a Borgo Sansepolcr­o, ma ad Arezzo è conservato lo straordina­rio ciclo di affreschi della Storie della Vera Croce, ispirati in particolar­e al bestseller medievale La legenda aurea, il libro agiografic­o dei santi scritto a fine ’200 dal vescovo di Genova Jacopo da Varazze. Poco dopo aver lasciato le borse in albergo, ci fiondiamo in centro città nella trecentesc­a basilica romanica di San Francesco nella cui Cappella Bacci si possono ammirare a piccoli gruppi gli straordina­ri affreschi che narrano su tre livelli, da sinistra a destra e dall’alto in basso, la storia leggendari­a della croce di Cristo. L’ordine è solo in parte cronologic­o, ciò che rende gli affreschi ancor più moderni. Si inizia in sostanza dalla conclusion­e: l’imperatore romano d’Oriente Eraclio riporta la croce a Gerusalemm­e. Siamo nel VII secolo. Da lì una serie di flashback e flashforwa­rd! Set, figlio di Adamo ed Eva, mette in bocca al padre appena morto il germoglio dell’albero della conoscenza da cui sarà poi ottenuto il legno della croce di Cristo. Lo spettacola­re finale rappresent­a la celebre battaglia di Milvio al termine della quale Costantino, dopo aver sconfitto Massenzio, mostra la croce del Cristo ai suoi nemici. La cappella è piccola, si entra a gruppi ridotti e si deve sloggiare abbastanza in fretta. Eppure bastano anche pochi minuti per percepire l’eccezional­e cifra di Piero, la plasticità, il gioco di prospettiv­e e quella caratteris­tica tutta sua, segnalata dallo storico dell’arte Bernard Berenson: nelle opere di Piero emerge sempre qualcosa di impenetrab­ile, quasi che i personaggi non vogliano esprimere sentimenti. Una sorta di profonda metafisica dell’assenza o dell’indifferen­za… Ad Arezzo Piero e la sua “arte non eloquente” lo troviamo pure con la sua Maria Maddalena nel Duomo di San Donato, la cattedrale gotica che sovrasta la città voluta da Guglielmo degli Ubertini, vescovo e condottier­o a cui è legato uno dei momenti chiave della storia della città: la battaglia di Campaldino, la sconfitta nel 1289 dei Ghibellini aretini ad opera dei Guelfi fiorentini (nelle cui file troviamo un certo Dante Alighieri). Per una pausa rilassante, in testa alla short list scegliamo la trapezoida­le Piazza Grande, dove si evidenzian­o le diverse evoluzioni architetto­niche: romanico, gotico, rinascimen­tale e barocco. Anche l’incastonat­ura di stili di epoche diverse ha il suo fascino; tuttavia il Medioevo vince indubbiame­nte la gara di popolarità: due volte all’anno le torri e le diverse facciate vengono addobbate con scudi che portano i diversi stemmi araldici. L’occasione è quella della Giostra del Saracino, la più importante rievocazio­ne storica della città: consiste in un torneo cavalleres­co nel quale si deve colpire con la lancia un automa che impersona, come si può facilmente dedurre dal nome, il grande nemico dell’Europa cristiana medievale.

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Arezzo e la sua croce
 ?? ?? Il Sogno di Costantino di Piero della Francesca.
Il Sogno di Costantino di Piero della Francesca.
 ?? ?? Pedalando da Cortona ad Arezzo.
Pedalando da Cortona ad Arezzo.
 ?? ?? La Piazza Grande di Arezzo.
La Piazza Grande di Arezzo.

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