laRegione - Ticino 7

Pavia-Angera attraverso il Parco del Ticino

- ANTONIO FERRETTI

Di tutto ci saremmo aspettati da questo viaggio in bici nel Medioevo tranne scoprire che la leggenda del ferro di cavallo come portafortu­na fosse nata sulle sponde del Naviglio Grande, il filo conduttore di questa memorabile giornata che da Pavia ci conduce al Lago Maggiore. Tutto nasce da un bellimbust­o banchiere milanese, tale Anton Giorgio Clerici che in rappresent­anza dell’imperatric­e d’Austria, sua amante, si presentò ad un conclave con i bottoni di diamanti e i ferri del suo cavallo in argento. Per chi ne avesse ritrovato uno era ovviamente una grossa fortuna e da lì è partita tutta la storia. Una storia poco medievale, visto che eravamo nel 1600, ma di medievale c’è il Naviglio Grande: geniale opera ingegneris­tica conclusa nel 1257 d.C. per collegare via acqua Milano al Lago Maggiore e alla Svizzera. Al km 67 passeremo di fronte alla grandiosa ma decadente reggia del signor Clerici. Intanto appena fuori Pavia, ci ritroviamo a pedalare sull’alzaia di un altro Naviglio, quello Pavese. Fino al 1965 sembrava il Mississipp­i, solcato da piroscafi e da imbarcazio­ni per merci e passeggeri. Ora è solo una fantastica pista ciclabile che collega Pavia a Milano in 33 km. La percorriam­o fino a Binasco, poi passeremo al Naviglio Grande. Prima fermata d’obbligo al km 10 alla Certosa di Pavia, con i suoi marmi, sculture e pinnacoli. Gian Galeazzo Visconti quando la costruì volle emulare Filippo l’Ardito Duca di Borgogna, fratello di sua moglie Isabella di Valois che a Digione realizzò un’altra Certosa, quella di Champmol. Scopriamo che in quella di Pavia venne ritrovato, nascosto in un baule, il cadavere di Benito Mussolini, trafugato qui nell’agosto 1946 da suoi seguaci che lo avevano disseppell­ito dal cimitero di Milano un anno dopo la sua morte. Ma non c’è tempo da perdere, dobbiamo arrivare al Naviglio Grande e al Parco del Ticino per poi lasciarci ammaliare dalle sue bellezze, ad esempio a Cassinetta di Lugagnano (km 54) entrato nella lista dei più bei borghi d’Italia grazie alle sue numerose ville nobiliari, quelle delle grandi famiglie milanesi che qui trascorrev­ano la loro villeggiat­ura, come la famiglia Clerici, quella del ferro di cavallo. Il Palazzo Clerici lo troviamo una decina di chilometri più a nord. Non passa inosservat­o per la sua grandiosa scalinata esterna in marmo rosa che scende fino al Naviglio. Una fotografia e via veloci fino alla confluenza tra Naviglio e Ticino dove ci sono altri notevoli monumenti: sono gli impianti idroelettr­ici di inizio ’900, la centrale di Vizzola (km 86), inaugurata da Re Vittorio Emanuele III nel 1901 e più avanti la stupenda diga di Panperduto, che funge da complesso snodo idraulico fra fiume Ticino, Navigli e canali vari come il Villoresi. Dopo Turbigo (km 75) seguiamo un canale più stretto detto “industrial­e” e il paesaggio si fa più arido e monotono, ma appena accostato il fiume Ticino tornano il verde, il fresco e il cinguettio degli uccelli. Seguiamo il fiume che dà il nome al nostro cantone fino al punto in cui a Sesto Calende esce dal Lago Maggiore. Ma non è finita: ad Angera il tappone tutto pianeggian­te prevede un arrivo in salita: 1,5 km al 10% per raggiunger­e la

Rocca viscontea e scrutare da lontano il San Carlone.

 ?? ?? Anche la Rocca ormai nelle mani dei Borromeo.
Anche la Rocca ormai nelle mani dei Borromeo.
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Sul percorso, la grande Certosa.

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