Olivone-Disentis sulle orme di San Colombano
Avete presente una banda di hippies? Brindavano agli dèi con la birra e si abbandonavano a peccaminose superstizioni pagane, però furono loro a riaffermare l’ortodossia cristiana in Europa fino al Nord Italia. Durante il loro peregrinare fondarono numerosi monasteri, lasciando tracce indelebili perfino a Olivone. La banda era quella formata da 12 monaci irlandesi, tatuati, con i capelli lunghi, armati di bastoni e con un paio di stivali di ricambio appesi al collo. Partiti prima del ’600 dall’Irlanda del Nord volevano arrivare a Roma al seguito del loro capo Colombano. Uno di loro, Gallo, ammalato, si fermò nelle vicinanze del Lago di Costanza, dove venne poi fondata in suo nome l’abbazia di San Gallo. Anche ad Olivone nella frazione di Scona c’è una chiesa che ricorda il loro passaggio: è la chiesetta di San Colombano. “Una delle più antiche del Canton Ticino” ci spiega Giovanni Canepa, memoria storica di Olivone. Noi ci arriviamo dopo un chilometro salendo verso il Lucomagno. Oggi affronteremo a ritroso una delle tappe degli intrepidi monaci irlandesi quella in provenienza da Disentis. “Una tappa che altri monaci irlandesi ripercorsero nel 2012. Dormirono all’ospizio di Camperio”, aggiunge Canepa. “Poi celebrarono una messa nella chiesetta di Scona”. Scavalchiamo le Alpi sulle orme di San Colombano, ma seguiamo anche le tracce della Via Francisca del Lucomagno, l’antico pellegrinaggio che da Costanza conduceva a Pavia, innestandosi poi nella Via Francigena fino a Roma all’epoca in cui il Lucomagno era una via molto più frequentata rispetto al San Gottardo. “Per questo oltre a quello di Camperio c’era un altro ospizio importante, era quello di Casaccia” aggiunge Canepa. Francisca o Francigena, deriverebbero dal francese medievale “franchir” (oltrepassare) oppure dalla Via dei Franchi. I pellegrini medievali camminavano su sentieri di montagna noi pedaleremo sulla strada asfaltata, ma superare o oltrepassare significa pur sempre faticare: 19 km di salita dagli 800 metri di Olivone ai 1’916 metri del Passo, poi una ventina di chilometri, di discesa fino a Disentis. A Camperio dopo 7 km, davanti all’Ospizio deviamo verso destra sulla vecchia strada fino a Piera. Torniamo sulla strada principale prima del centro nordico di Campra (km 10, quota 1’500). È il tratto più impegnativo. Ci si potrebbe riposare e rifocillare più su, presso il Centro Pro Natura di Acquacalda (km 15 quota 1’800), ma a Disentis ci aspetta padre Theo per una visita all’abbazia; tiriamo dritti, la salita più ostica è quasi finita. Dopo Acquacalda si apre la grande radura da cui deriva il nome latino del Passo, “Loco Magno”, grande bosco, ed eccoci a Casaccia, dove ci fu un delitto che scosse tutta la valle: era il marzo 1877 quando due loschi individui sgozzarono l’ospitaliere Martin Tschuor per rubargli 400 franchi; ma a tener banco fu la figura di una donna di Bellinzona, tale Mandella, una 36enne, ambulante tra Ticino e Grigioni. Proprio come noi. Quel delitto segnò la fine dell’Ospizio di Casaccia, distrutto poi da una frana e da un incendio. È sparito anche l’Ospizio di Santa Maria, sul culmine del Passo sommerso dal lago artificiale nato con la costruzione della diga nel 1968. Poco importa, noi dormiremo nel Monastero di Disentis. La discesa è veloce, ci arriveremo in un battibaleno.