Dole, finalmente in Borgogna!
Pedalando nell’incantevole altipiano giurassiano della Franca Contea, attraversiamo Besançon e dopo la città di Victor Hugo, seguendo la magnifica ciclabile lungo il Doubs, approdiamo in quella che fu la contea di Borgogna dalla storia medievale tormentata quanto intrigante.
Pontarlier - Dole
“Un petit verre d’absinthe? Non, merci”. Troppo caro (17 euro), poi ci attendono 120 km. La tentazione c’era. Non solo pensando a Baudelaire, Rimbaud e Verlaine o al celebre quadro di Degas, ma mi ricordavo che piaceva anche a Hemingway, e poi Pontarlier è la capitale dell’assenzio. Qui a ottobre si celebrano le Absinthiades, un weekend dedicato alla fata verde con antiquari che si scambiano i vecchi accessori come bicchieri, caraffe o quei cucchiaini traforati che sostenevano la zolletta di zucchero utilizzata per addolcire l’amarissima bevanda dell’epoca. Quella moderna ha una gradazione alcolica accettabile, non crea allucinazioni. Ci si poteva avventurare, avrebbe aiutato a rasserenare la lunga notte nel desolato e vetusto hotel Campanile, periferia di Pontarlier. Proviamo a ritrovare coraggio variando percorso all’ultimo momento con un détour verso Besançon. La speranza è che la città di Victor Hugo ci renda più ricchi di spirito o che la città natale dei fratelli Lumière non ci faccia vivere una tappa in bianco e nero. Funziona. Bastano 3 km e una salitella al 10% all’uscita di Dommartin per vivere una giornata in Technicolor. Siamo nella Franca Contea, a 900 metri di quota sull’immenso altopiano del Giura su un ondulato tapis roulant che scorre veloce tra boschi e pascoli, incoraggiati solo dallo sguardo incuriosito di belle e mastodontiche mucche bianche a chiazze rosse. Carne Simmenthal? No, guai, sono le Montbèliardes, antiche cugine della pregiata razza bovina dell’Oberland Bernese famose per essere finite anche in scatola. Giunsero quassù 300 anni fa al seguito di un gruppo di mennoniti bernesi. Una serie di incroci le ha poi fatte diventare le numero due in Francia per quantità e qualità del latte, quello utilizzato per uno dei formaggi più apprezzati, il Comté. Planando verso la valle del Doubs, improvvisamente sotto uno sperone roccioso sovrastato da un castello, piombiamo a Ornans: siamo al km 35, ma una breve sosta è d’obbligo in questa graziosa cittadina di 4’000 abitanti. Tutto qui ricorda l’enfant du pays, il pittore Gustave Courbet (poi morto in Svizzera vicino a Vevey): museo, casa natale e piazza. Con il suo realismo spietato denunciò la povertà e lo sfinimento da lavoro ed ebbe una grande ammirazione per Victor Hugo, nato a pochi chilometri di distanza a Besançon. Per noi altri 35 km per raggiungere la città dell’autore dei ‘Miserabili’, fino all’ansa a ferro di cavallo del Doubs, dove sorge la città vecchia. Per dei pedalatori erranti come noi, il bello viene dopo: all’uscita di Besançon ecco la Eurovelo 6, una magnifica pista ciclabile lungo il Doubs che ci stende una corsia preferenziale fino a Dole. “Bonjour, vous allez où?”. C’imbattiamo in cinque arzille cicliste che, ci dicono in un misto di francese e italiano, si stanno allenando per un giro in bicicletta in Auvergne, una delle regioni più montagnose di Francia. “Velo électrique?”, chiedo. “Assolutamente noo!” reagiscono in coro. “On se dope all’e.p.o: eau, pastis et olives”. “Così abbiamo anche scalato lo Stelvio!”. La più giovane ha 75 anni, la più anziana 82. Bici elisir di lunga vita. Un bel doping morale quando mancano 30 km: “Vedrete, Dole è molto bella con tutti i suoi canali”.
Dole la joyeuse, Dole la dolente…
Le premesse dopo aver pedalato lungo il Doubs sono chiaramente favorevoli. Doubs si pronuncia esattamente come dolce (doux) e qui si respira aria di mitezza. Ci aiuta il fatto di aver scelto per questa tappa di alloggiare in un bungalow del camping che sorge proprio dall’altra parte del ponte che porta al centro storico, situato sulla riva destra. Ci si addormenta al suono delle note melodiche del fiume, forse amplificate da quelle degli altri canali che conferiscono a questa cittadina del Giura un’aura del tutto particolare. Il canale di Borgogna che confluisce nel Doubs proprio all’entrata della città, poi ne esce a ovest. C’è anche il singolare breve canale dei conciatori: è il luogo più incantevole di Dole, le terrazze di alcuni bar e ristoranti si affacciano lungo questo corso d’acqua sul Quai Pasteur, così chiamato perché proprio qui sorgono la casa in cui nacque nel 1823 il celebre chimico e microbiologo inventore del vaccino contro la rabbia e la conceria in cui lavorava il padre. Dole è la classica cittadina a struttura medievale, anche se di medievale vero e proprio non è rimasto quasi nulla. Per una ragione semplice e tragica che si può contestualizzare se si considera quanto Dole e con lei la Franca Contea e la Borgogna siano stati nei secoli nemici della Francia. Nel 1479 Luigi XI, al termine di un sanguinoso assedio, piega la resistenza dei locali e di Maria di Borgogna, massacra gli abitanti e fa radere al suolo la città. Cartago delenda est in versione medievale, atroce ed estrema. Dole la joyeuse, come era chiamata fino ad allora per le sue numerose feste, diventerà Dole la dolente. La vendetta dei dolois si consumerà grazie a Massimiliano d’Austria, l’imperatore che aveva sposato Maria di Borgogna: sconfigge i francesi, conquista Dole, grazie anche alle milizie locali, e con gli Asburgo la città rinascerà. Il grande imperatore Carlo V diventerà conte di Borgogna nel 1530, suo figlio Filippo II procederà a ulteriori lavori di fortificazione. La collegiata di Notre-Dame in stile gotico monumentale con ibridazioni rinascimentali risale proprio all’inizio dell’epoca asburgica. Per immergerci ancor di più nel Medioevo, ci siamo recati al santuario di Notre-Dame de Mont Roland (una ventina di minuti in bici) dopo aver contattato il suo “inquilino” Frère Walter. Magro, affabile, colto e mite, ci racconta la storia del luogo: la chiesetta è gotica, più precisamente neogotica, perché ricostruita identica nell’800 dopo esser stata distrutta, come tante chiese, durante la Rivoluzione Francese. Tra le poche opere non devastate, spicca una scultura. “Ritrae verosimilmente Orlando (Roland)”, ci spiega. Proprio lui, il nipote di Carlo Magno, protagonista del grande poema epico ‘La Chanson de Roland’ che sarebbe morto a Roncisvalle nel 778. La leggenda si inserisce nella Storia, reale e finzione si mescolano: sarà vero che fu lui a fondare un monastero qui? Frate Walter non lo sa e ovviamente neppure noi. Ma ci piace crederlo. Oggi da qui transita ogni mese un centinaio di pellegrini diretti a Santiago di Compostela sul cammino che parte da Stoccarda in Germania. “Si tratta soprattutto di pensionati” ci spiega ancora il monaco. Frate Walter sprigiona tranquillità, la sua chiesa non lascia indifferenti: piccola, raccolta, intensa, ricca di un passato che non ha mai veramente vissuto. Ma osservandola e scrutando il panorama che sovrasta Dole, si ha l’impressione di vivere un po’ della tormentata storia di quei luoghi. Nell’abitazione accanto al santuario, il monaco ha dato accoglienza alla fondazione l’Arche, che ha portato a vivere qui una quindicina di giovani con handicap mentali. Forse anche questo contribuisce a dargli un invidiabile sereno appagamento.