Reims: potere, cristianità e resilienza
Non c’è che dire. La facciata, al calar della sera, quando il sole scende tra i filari di alberi e la illumina frontalmente, con le sue tonalità giallo ocra riflesse dalla pietra calcarea, conferisce alla cattedrale una dimensione estetica unica. È il momento migliore per alzare il classico calice di Champagne in una delle terrazze dei bar che si affacciano sulla Place du Parvis. È quanto facciamo ancor prima di andare in albergo: adagiamo amorevolmente le nostre bici a un albero devono riposare pure loro! - ci sediamo al tavolo della Brasserie au bureau e ci godiamo lo spettacolo. Un gioco ricorrente consiste nel discettare su quale delle meraviglie gotiche francesi sia da mettere sui primi gradini del podio: Chartres, Parigi, Amiens, Bourges, Rouen, Strasburgo ecc. Lo facciamo pure noi e concordiamo su un punto: Reims trionfa per la magnificenza della facciata organizzata su quattro livelli, che è indubbiamente la sua cifra stilistica più preziosa. I tre portali a sesto acuto sono sovrastati da stipiti scavati verso l’esterno (così da conferire profondità) adornati da oltre 500 statue. Tra le due torri campanarie traforate di oltre 80 metri, si inserisce la galleria dei re: 56 statue con al centro quella di Clodoveo, il primo sovrano dei Franchi. In tutto l’esagerazione di 2’303 sculture che raffigurano il giudizio universale, i vescovi della città, gli apostoli, i profeti. Molto numerose quelle che rappresentano gli angeli: la più celebre si trova ai lati del portale di sinistra: l’angelo del sorriso, risalente ai primi anni della cattedrale, fu decapitato nel corso dei bombardamenti della prima guerra mondiale, la testa si staccò e cadde al suolo frantumandosi in decine di pezzi. Venne ricomposto una quindicina di anni fa e ritrovò così la sua enigmatica espressione, tanto da farne l’emblema della resilienza umana e artistica. Le cattedrali sbocciano rapidamente a inizio Duecento, gli architetti cominciano a firmare le loro opere. Possiamo facilmente immaginare un cantiere con le maestranze: muratori, scalpellini, carpentieri, mosaicisti, orafi, vetrai oltre a scribi, amministratori. La cattedrale diventa la “fucina di una nuova società dove il lavoro manuale trova riscatto, esce dall’ombra in cui era stato confinato dal pregiudizio antico” come si può leggere in una rivista di storia medievale. È l’alba di un mondo in subbuglio, creativo, quello della nascita delle città: indissociabili, cattedrali e scuole urbane ci raccontano una rivoluzione filosofica ed estetica, la luce che trionfa sulle ombre, la ragione si fa strada nelle costruzioni e nelle menti. Reims assurge allo statuto di primus inter pares, innanzitutto per la sua centralità che assume nella simbologia del regno di Francia. Qui si sono celebrate quasi tutte (33) le incoronazioni dei re di Francia, da Ludovico il Pio (figlio di Carlo Magno) nell’816 a Carlo X nel 1825. È qui che Carlo VII incalzato da un’insistente Giovanna d’Arco venne incoronato re di Francia nel 1429. Il momento peggiore per la cattedrale di Notre-Dame e per tutta Reims fu senza ombra di dubbio la prima guerra mondiale con i bombardamenti tedeschi (ma anche francesi) che distrussero il 60% della città, su cui piovvero 20mila colpi di obice. Riconquistata dalla 45esima divisione di fanteria tedesca nella seconda guerra mondiale, Reims diventa poi quartier generale delle forze alleate quando guidate da Eisenhower entrano in città nel giugno del 1944. Sarà simbolicamente proprio qui che il 7 maggio del 1945 verrà firmata la capitolazione tedesca: una fotografia scattata l’8 luglio del 1962 immortala il cancelliere tedesco Konrad Adenauer e Charles de Gaulle in piedi nel coro della cattedrale mentre assistono a un Te Deum: fu lo stesso presidente francese a spiegare la scelta: “Reims, évidemment, la ville martyre de la Première Guerre et qui a reçu la reddition de l’armée allemande à la fin de la seconde”.