‘Ecologica e piacevole’
Da oltre un anno, Riccardo guida un’automobile elettrica, una scelta fatta di pari passo con la decisione di installare, sulla sua casa, un impianto fotovoltaico. Nonostante i dubbi iniziali sull’autonomia della batteria, la sua esperienza con il
veicolo elettrico è più che positiva, sia per quanto riguarda la questione economica del rifornimento, sia per la comodità della guida, senza tralasciare la centrale questione ambientale. Ci abbiamo fatto quattro chiacchiere.
Non ha importanza la casa produttrice, tanto meno il modello, perché qui si scrive di un’esperienza che va avanti da poco più di un anno: quella di Riccardo e la sua automobile elettrica; la prima beninteso. Ce la racconta qui.
Nel febbraio 2023, il nostro interlocutore decide di fare un passo verso la sostenibilità e l’autosostentamento energetico, se non totale, almeno prevalente, installando un impianto solare sulla sua casa. Di pari passo si avvia la riflessione prima e la decisione poi di acquistare un’automobile elettrica che gli permettesse di “ammortizzare il fotovoltaico. In settimana – spiega Riccardo – non ho la possibilità di caricarla con l’impianto solare, perché uso l’auto per recarmi al lavoro. Nel fine settimana, invece, posso farlo a una velocità oraria che varia dai 4 agli 8 kWh”, aggiungendo che il periodo fra aprile e ottobre è il più proficuo per il ricaricamento e ciò gli permette quindi di acquistare “pochissima elettricità”.
Durante la stagione invernale, al contrario, l’impianto fotovoltaico non basta e deve comperare energia, che “mi costa comunque la metà rispetto al carburante fossile. Prima, facendo due calcoli, per fare cento km spendevo 12 franchi di diesel (per una spesa annuale di circa 2’200 franchi); ora, con un consumo medio che si aggira attorno ai 15 kW ogni 100 km, spendo al massimo la metà. Naturalmente, dipende dall’uso che si fa della vettura”, quanto la si spinge e in che modalità si guida.
Una preparazione oculata
E il suo contachilometri, annualmente, conta all’incirca ventimila km, fatti dal percorso casa-lavoro (su strade cantonali e urbane), da alcune trasferte Oltralpe e da una manciata, al massimo, di viaggi all’estero. Un uso oculato che ben si coniuga sia con l’idea di una mobilità sostenibile, sia con la forma mentis che si richiede al guidatore di un’auto elettrica che, soprattutto nei viaggi su lunga distanza, deve preparare la trasferta. In aiuto del viaggiatore, osserva Riccardo, ci sono numerose applicazioni per smartphone
(due su tutte: swisscharge e TCS eCharge) che permettono di tracciare un itinerario sulla cartina, segnalando quindi le stazioni di ricarica lungo il tragitto, nonché le pause e il tempo necessario al rifornimento (alle colonnine da 150-350 kW in autostrada, si possono calcolare al massimo 30 minuti per ricaricare dal 20 all’80%). “La rete di stazioni di servizio con stalli di ricarica è in continua evoluzione e miglioramento, pure per quel che riguarda la loro diffusione” e – commenta – “raramente, può capitare che ci siano punti di rifornimento con un solo attacco, dove, se ci si ritrova in più persone a dover ricaricare la batteria, si rischia di dover aspettare un bel po’”. Su due piedi, se avesse una bacchetta magica, Riccardo migliorerebbe perciò ancora di più la possibilità di rifornimento: “Sarebbe sicuramente interessante se in tutti i distributori di benzina ci fossero anche degli stalli per la ricarica di elettricità… insomma una rete più capillare, come le stazioni di servizio per le auto a combustibile fossile”.
S come soddisfatto
Riccardo è “decisamente contento e soddisfatto” di guidare un’auto elettrica, questo emerge senza dubbio dalla nostra chiacchierata. “Quando l’ho presa, non avevo necessità di cambiare veicolo, ma la decisione – ribadisce – è maturata facendo i calcoli per ‘integrarla’ all’impianto fotovoltaico con cui ho dotato la casa. Ho quindi preso il mezzo in leasing, essendo una prima esperienza mi ha fatto comodo”. I suoi dubbi riguardavano soprattutto la batteria (la cui approntazione ha un’evoluzione piuttosto veloce), ha dunque atteso finché “garantisse almeno 500 chilometri di autonomia. Questo è uno dei punti deboli, insieme al freddo e alla velocità (più si spinge, più si consuma; ndr)”.
Ma non è tutto: “Una volta provata, ho subito pensato che fosse un’automobile molto piacevole da guidare, anche rilassante. È fluida nell’accelerazione e nella decelerazione, è molto silenziosa e questo va a vantaggio delle orecchie, riducendo l’inquinamento fonico. Scegliendo la comoda modalità One Pedal Drive inoltre si usa un solo piede (e un solo pedale): è una funzione che permette di decelerare gradualmente – ricaricando la batteria – senza frenare. C’è quindi un risparmio anche sulla manutenzione dei freni e il cambio delle pastiglie”.
Ragioni ecologiche
Le ragioni che hanno condotto l’intervistato sulla strada del trasporto privato elettrico non sono però unicamente economiche, ma anche di carattere ecologico: “Un’automobile ‘tradizionale’ consuma litri e litri di carburante fossile che va estratto, raffinato e trasportato nelle petroliere, che non di rado subiscono danni e fuoriuscite. Viene quindi consumato e attraverso la combustione disperso nell’atmosfera, inquinando. Si può dire quello che si vuole sull’uso delle terre rare (nella produzione di componenti del motore; ndr) e altri minerali, tuttavia questi materiali vengono riciclati al 95 per cento…”. Inoltre, fa presente l’interlocutore, lo sviluppo della tecnologia delle batterie “è in continua evoluzione e verosimilmente nel prossimo futuro saranno sempre più ecologiche e prive di terre rare”.
A meno di non cambiare radicalmente le nostre abitudini,
“un impatto zero non è facilmente attuabile: dal mio punto di vista e senza essere troppo scientifico, un’automobile elettrica è comunque meno inquinante di un veicolo a benzina o diesel. Basterebbe pensare alle emissioni di CO2 disperse nell’ambiente da una vettura di quel tipo ferma al semaforo o allo stop”, chiosa.