Casi di razzismo? ‘Non nella polizia del Canton Ticino’
Africani più controllati? Il maggiore Bieri: gli agenti intervengono in base a elementi oggettivi Racial profiling in polizia? Non ci sono problemi in Ticino per il maggiore Bieri. ‘Nessuno vuole perdere tempo con controlli che non hanno senso’.
Chi ha la pelle scura viene controllato più spesso: è quanto lamentano varie minoranze in Svizzera che chiedono un quadro legale che le protegga. Intanto a Zurigo per la prima volta la giustizia deve giudicare se un controllo ad una persona di colore in stazione ha violato il divieto costituzionale di discriminazione razziale. Un tema sentito anche in Ticino. Ne abbiamo parlato in un servizio pubblicato sabato. Al riguardo abbiamo intervistato il maggiore Luca Bieri, capo dei Servizi del comando e formazione della Polizia cantonale: «Tali controlli possono dare fastidio a chiunque, ma sono un prezzo da pagare da parte di tutti per l’ottima sicurezza».
Succede che persone di colore, domiciliate o svizzere, vengano controllate in Ticino con una certa ripetitività, mentre vanno al lavoro, all’università, senza che abbiano fatto nulla di particolare: la polizia può fermare una persona solo perché ha la pelle scura, o l’agente deve avere sempre sospetti gravi per farlo?
La polizia controlla le persone in base a elementi oggettivi di sospetto, vuoi per peculiarità delle persone oppure in base al luogo, all’ora, al veicolo o ad altre circostanze nelle quali esse si trovano. Se, per esempio, in una zona sappiamo che ci sono degli spacciatori di una determinata provenienza, forzatamente dobbiamo controllare principalmente persone che corrispondono a questo profilo. Ricordiamo, per esempio, che alla fine degli anni 80 inizio anni 90 in Ticino c’erano molte rapine di bande armate provenienti dall'Italia. In quel periodo la polizia era stata accusata di razzismo perché controllava più vetture con targhe italiane piuttosto che targate Ch. Accuse prive di fondamento allora, così come lo sono oggi. È, infatti, ovvio che la polizia non può certo fare astrazione dal profilo sospetto di cui dispone in base alle informazioni raccolte. La polizia non può quindi fermare persone solo perché di una determinata etnia o estrazione sociale, ma deve controllare in base a elementi di sospetto più o meno concreti.
In Ticino c'è un problema di ‘racial profiling’ nel corpo di polizia?
Riteniamo di poterlo escludere. Da un lato perché gli agenti sono sensibilizzati durante la formazione di base e continua, ma anche perché svolgono la loro attività in un contesto gerarchico abbastanza rigido. Inoltre, l’attività di polizia è intensa e certo nessuno vuole perdere tempo con controlli che non hanno senso. Senza dimenticare che negli ultimi 20 anni anche l’estrazione degli agenti si è vieppiù diversificata, ulteriore motivo per il quale riteniamo che il problema non esiste. La polizia è consapevole del suo ruolo e, quindi, anche della sua responsabilità sociale, in questo ed in altri ambiti della nostra società e di fronte a ragionevoli sospetti l’intervento sarebbe immediato.
Considerando la situazione calda al confine, ma valutando anche che siamo un cantone multietnico, turistico e universitario, ci sono minoranze che sono oggettivamente più control-
late dalla polizia? Se sì, perché?
Come già sottolineato: in determinate situazioni o luoghi o in base ad altre informazioni può accadere che determinate tipologie di persone vengano maggiormente controllate. Ma rientra nei compiti della polizia controllare il territorio con l’obiettivo principale di prevenire reati. E ciò è possibile soltanto se si tiene conto di tutti gli elementi di sospetto che si presentano.
Alcune polizie svizzere riconoscono il problema del ‘racial profiling’ e stanno testando modi per gestirlo: come chiedere agli agenti di spiegare i motivi per ogni controllo su minoranze. Perché si ferma quella persona, che riceve una copia del rapporto. I risultati: una riduzione dei controlli su gruppi di minoranze e più senso di sicurezza nella popolazione. In Ticino?
Nel contesto della formazione di base e della formazione continua dei nostri agenti, l'interculturalità riveste una grande importanza da anni e ben prima che altri Corpi dedicassero al tema il tempo che invece vi dedichiamo noi. Attualmente non si ritengono quindi necessarie ulteriori misure, in particolare
non misure che aumentano il carico di lavoro amministrativo. Ricordiamo anche che la persona che non ha nulla da nascondere e che collabora in occasione di eventuali controlli, si vede togliere il disturbo di regola molto velocemente. In chiusura vorremmo, finalmente, anche ricordare che uno dei perni dell’attività dissuasiva della polizia è la densità di controllo. Tali controlli possono dare fastidio a chiunque, ma sono un prezzo da pagare da parte di tutti per l’ottima sicurezza della quale possiamo godere nel nostro Paese e in Ticino in particolare.