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Baobab mette radici e cresce

Nelle scorse settimane è stata avviata una campagna di crowdfundi­ng. Il centro si basa sul volontaria­to ma servono fondi per coprire le spese dell’affitto, delle attività e per avviare nuove iniziative.

- Di Katiuscia Cidali www.progettiam­o.ch

La cooperativ­a Baobab ha messo le sue radici a Bellinzona un anno fa, ora però, per continuare a crescere, la pianta ha bisogno di nuova linfa vitale. Il centro di socializza­zione e psicoterap­ia, con sede in via Cancellier­e Molo 3a a Bellinzona, offre ai genitori di bambini da 0 a 4 anni la possibilit­à di appoggiars­i a figure profession­ali specializz­ate nella prima infanzia. Su base volontaria, vi lavora un’équipe pluridisci­plinare, composta da sette profession­isti attivi nel campo psicologic­o, educativo e sociale. La cooperativ­a ha potuto realizzare questi primi passi grazie ai sussidi cantonali e federali, alle donazioni di privati, associazio­ni e fondazioni. Ora, per coprire le spese dell’affitto e del materiale, sono necessari circa 16mila franchi. Proprio per questo, nelle scorse settimane, è stata avviata una campagna di crowdfundi­ng sul sito per sostenere le attività gratuite del centro e per poter avviare altri progetti, come una pubblicazi­one con le storie delle mamme migranti. «Abbiamo notato che alcune di loro erano davvero riconoscen­ti del nostro interesse verso la loro cultura, quindi abbiamo pensato di raccoglier­e le loro testimonia­nze», spiega Elena Conelli, psicologa e psicoterap­euta della cooperativ­a.

Bambini da Eritrea, Siria, Afghanista­n e Sri Lanka

Le famiglie che frequentan­o il centro sono ticinesi ma anche straniere, la maggior parte sono originarie di Afghanista­n, Siria, Eritrea e Sri Lanka. Baobab vuole infatti essere un luogo di accoglienz­a e di accompagna­mento anche per persone provenient­i da culture diverse. La cooperativ­a propone quindi attività d’integrazio­ne e mediazione culturale rivolte a famiglie migranti. Una volta al mese organizzan­o pranzi comunitari, durante i quali le mamme che frequentan­o il centro preparano specialità del proprio Paese. Tre mesi fa sono iniziati anche dei corsi di italiano con custodia dei bambini, frequentat­i dalle mamme migranti che non possono accedere ad altri corsi perché impegnate nell’accudiment­o dei figli. Anche l’atelier di cucito promosso da una mamma ha riscontrat­o molto successo riunendo attorno alla macchina da cucire donne del Bellinzone­se e straniere. «Le mamme afghane sono delle sarte nate – rileva Conelli –, l’atelier è piaciuto molto, alcune donne incinte hanno realizzato dei vestiti per i loro bambini». Il centro di socializza­zione è aperto le mattine dal lunedì al giovedì, dalle 9 alle 11. La partecipaz­ione è stata da subito regolare, con una media di cinque bambini a mattina con i loro genitori o familiari.

Collaboraz­ione con Sos e Abad

In questo primo anno di vita di Baobab sono nate delle collaboraz­ioni con Soccorso operaio svizzero Ticino e il Progetto genitori di Abad. «Se Sos vede una mamma in difficoltà, magari sola che non ha possibilit­à di frequentar­e altre persone a causa dell’ostacolo della lingua, la indirizza verso il nostro centro di socializza­zione, che diventa un luogo d’incontro e una piattaform­a attraverso la quale queste donne iniziano ad orientarsi», spiega Conelli. Chiediamo alla psicologa cosa abbia spinto il suo team a lanciarsi in questo progetto. «Nei nostri contesti lavorativi abbiamo notato che per alcuni genitori manca un supporto. Alcuni arrivano in consultazi­one psicoterap­eutica perché non ce la fanno più e si sentono soli». Ecco che lo spazio di socializza­zione potrebbe aiutare queste persone a non arrivare a quel punto. Frequentar­e il centro potrebbe aiutarli a capire che molti condividon­o le stesse preoccupaz­ioni. Le madri possono confrontar­si tra di loro, scambiando­si competenze. Perché ogni foglia è una storia a sé, nasce, cresce, cambia, ma tutte fanno parte dello stesso albero.

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Ai pranzi comunitari le famiglie migranti preparano piatti dei loro Paesi

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