Siamo noi a inchinarci
Il diciottesimo tentativo è quello buono: Roger Federer sale a quota 18 Slam interrompendo un digiuno che durava da Wimbledon 2012. Il basilese ha domato Rafael Nadal in cinque set, facendo prova di classe, cuore e gambe. Decisivi il recupero e il sorpass
Quattro anni e mezzo di digiuno, di tentativi andati a vuoto. Vuoi per demeriti propri, vuoi anche per la crescita di avversari costretti a reinventarsi, a moltiplicare gli sforzi per provare a insidiarne il primato. Diciassette tentativi andati a vuoto – diciassette come gli Slam conquistati fino a Wimbledon 2012 – sono tanti, per Roger Federer, abituato a vincere con una certa regolarità prima di scoprirsi vulnerabile. Diciotto gli Slam conquistati, con l’ultima perla messa al collo al diciottesimo tentativo, finalmente quello buono. Un’altalena di emozioni, la finale dei sogni, il duello che tutti volevano vedere, come se sapessero che sarebbe stato leggendario. Anzi, convinti che lo sarebbe stato.
‘Come Parigi nel 2009’
Partenza a razzo di Federer, in palla, tonico e letale. Basta poco, a Rafa, per rifarsi sotto. Ma anche a Roger per allungare di nuovo. Nadal non ci sta, e si va al quinto. Anche qui, emozioni a getto continuo, con il punteggio che sobbalza, di ribaltone in ribaltone. Fino all’agognato Slam numero 18 che scaccia via gli incubi del basilese, che lo tormentavano dal 2012. «Per la prima volta in carriera mi sono presentato a uno Slam non pensando di poterlo vincere – ha commentato il Sommo –. È stato surreale ritrovarmi vincitore. Mi ci vorrà un po’ di tempo per realizzare, per prendere coscienza fino in fondo che ad aver vinto sono io. Questo è un successo che paragono a quello del 2009 al Roland Garros. L’ho dovuto attendere così tanto... Ho capito di aver vinto guardando il mio box dopo la conferma dell’occhio di falco sul match ball. Ho visto mia moglie e il mio staff che si congratulavano. È un successo pazzesco. Vincere questa finale contro Nadal dieci anni dopo Wimbledon 2007 la rende ancora più importante. L’ho detto e lo ribadisco: anche Rafa meritava questo titolo, ma il tennis è brutale: non esiste il pareggio».
Tale successo è dovuto a un tennis d’attacco, affinato per l’occasione. «Gioco un tennis che mi piace, proiettato all’offensiva. Verso la rete. Il piacere che provo stando in campo è tanto importante quanto vincere dei titoli. Dopo Wimbledon 2012, pensavo di vincere prima il 18esimo Slam. Nel 2013, però, ho avuto dei problemi alla schiena. L’anno scorso, il ginocchio. Nonostante queste difficoltà sono rimasto positivo. Più volte avevo sfiorato un’ulteriore grande soddisfazione. Ho perso tre volte di un soffio contro Novak Djokovic. Ho chiuso il 2015 da numero uno, e questo significa che non ho mai smesso di giocare bene».
‘Tornerò per vincere’
Rafa Nadal non ha nascosto la propria delusione, ma ha anche subito rilanciato, con la tempra che gli si riconosce. «Congratulazioni a Federer – ha detto visibilmente abbattuto ma sempre campione di fair play –. Oggi probabilmente ha meritato più di me di vincere. Ho passato un mese in Australia, ho lottato tanto e sento di essere tornato ad alti livelli. Combatterò per dare il meglio nel resto della stagione e conto di tornare qui ancora per molti anni per riprendermi la coppa che stavolta mi è sfuggita». Infine l’omaggio di Federer all’Australia, terra natìa del suo primo coach, il compianto Peter Carter, perito in un incidente stradale. «Da 20 anni – ha ricordato il basilese – vengo qui e a Melbourne mi sono sempre divertito. Vi si trova molto bene anche la mia famiglia. Spero di rivedere tutti il prossimo anno. L’Australia ha sempre occupato un posto speciale nel mio cuore. È qui che tutto ha avuto inizio. Ho disputato il torneo juniores nel 1998, le qualificazioni l’anno successivo. Nel 2000 vi ho vinto il primo incontro in un torneo dello Slam, contro Michael Chang». Da quel giorno di gennaio del 2000, ha conquistato 313 vittorie in ambito Slam. E non finisce qui...