Il possesso e la condivisione
In una realtà in cui la soddisfazione personale si misura sempre più in termini di competizione, di profitto, di possesso di qualcosa, può anche apparire come cosa del tutto ovvia che una first lady neoeletta si faccia fotografare davanti a un piatto di gioielli. Mentre suo marito blocca i profughi negli aeroporti, Melania Trump compare sull’ultimo numero di ‘Vanity Fair’ Messico, sorridente e munita di cucchiaio e forchetta, che usa per arrotolare una collana di preziosi come fossero spaghetti. Al di là della bruttezza in sé dell’immagine, del drammatico cattivo gusto che la ispira, appare quasi superfluo interrogarsi sui valori o sui modelli culturali che veicola: li riassume tutti in sé, proprio nel suo ottuso cattivo gusto, senza bisogno di parole. Del resto, che cosa resterebbe di un essere umano che per qualche motivo arrivasse a pensare/desiderare di mangiarsi letteralmente un piatto di gioielli? Della sua intelligenza, della sua umanità? In questo inizio di millennio liquido, deprivato di ideologie e di ideali, incattivito e impaurito, in cui si fa sempre più difficile togliersi le cuffie e mettersi in ascolto, guardare oltre il proprio interesse e la propria immagine riflessa, è forse altrettanto ovvio che una delle rare voci alternative sia quella del Papa. Orfani della politica, ascoltiamo in un ottantenne venuto “dalla fine del mondo” cose tanto semplici quanto rivoluzionarie, oggi, in tempo di venditori di felicità facile: «Più ho, più voglio, questa è la consumazione vorace, questo uccide l’anima, e l’uomo e la donna che fanno questo, che hanno questo atteggiamento non sono felici, non arriveranno alla felicità». E soprattutto: «Questo vorrei sottolineare, privilegiare la condivisione al possesso sempre”. Perché, sostiene Francesco, «se nelle nostre comunità ci fossero più poveri in spirito, ci sarebbero meno divisioni e meno contrasti. L’umiltà, come la carità, è una virtù essenziale». CLO