Alberghi con voglia di stelle
Strutture da rinnovare, sinergie, internet: centinaia di sollecitazioni per l’hospitality manager
Bilancio positivo per il primo anno del consulente che aiuta gli hotel a tornare competitivi. Frapolli: ‘Non c’è marketing senza prodotti da vendere’.
Il formaggio dell’alpe con la polenta che in fondo è vegana. Vegano però pure il cordon bleu, ma non gli ossi buchi che fanno capolino sulla lavagna-menu nella quale spicca un innovativo risotto ai mirtilli e porcini. Gli ospiti? Un gruppo di escursionisti con le pelli di foca tornati paonazzi dal tanto sole. Sole e riscaldamento globale che accorciano «la stagione invernale». Per questo, spiega il direttore della struttura Mauro Oliani, è necessario individuare nuovi gruppi. Si è pensato e si pensa per esempio ai biker e a chi pratica lo yoga a contatto con la natura. Ci si pensa e ci si è pensato allo Chalet Stella Alpina di Ronco Bedretto anche grazie all’hospitality manager: la figura professionale introdotta un anno fa da Ticino Turismo (Att) e dal Cantone per aiutare gli albergatori a rinnovarsi e a ‘vendersi meglio’. Un aiuto gradito. Cento infatti gli hotel visitati e duecento gli incontri avuti con i vari partner turistici nei primi dodici mesi di attività della nuova figura professionale. Con il credito quadro per gli investimenti nell’albergheria ‘preso d’assalto’ (vedi articolo a lato): dei dodici milioni a disposizione tra il 2015 e il 2018, ne resta su per giù la metà. E i progetti in lista di attesa lo prosciugherebbero del tutto. Buone notizie quindi. Anche perché, ha rilevato il direttore dell’Att Elia Frapolli, le strutture alberghiere ticinesi si dividono in tre categorie: il «30 per cento è di successo» e naviga a gonfie vele, il «15 per cento presenta grossi problemi» e difficilmente riuscirà a rialzare la testa. Poi c’è quel 55 per cento «che potrebbe riuscire sul mercato», ma che «necessita di interventi». Ed è qui che entra in gioco l’hospitality manager: «Un consulente gratuito», un «facilitatore» per quegli hotel che, magari puntando maggiormente su internet o completando la propria offerta, riuscirebbero a fare il salto. Un unicum a livello federale voluto, ha ricordato Frapolli, poiché «non si può fare marketing turistico se non c’è un prodotto da vendere». Operazione riuscita? Il direttore di Ticino Turismo non ha dubbi: «È uno dei miei progetti preferiti», tanto che si sta «addirittura pensando di potenziare» tale figura professionale. D’accordo. Ma come finanziarla? «Se il progetto è così apprezzato e se porta a risultati importanti – ha annotato il capo dell’Ufficio per lo sviluppo economico del Dfe Valesko Wild – si può pensare a modelli di finanziamento alternativi» a quelli che vedono il Cantone in prima fila. Un po’, ha ripreso Frapolli, come con il Ticino ticket, il biglietto che permette agli ospiti di alberghi e campeggi di circolare su tutti i trasporti pubblici: con centomila utilizzatori nei primi mesi del 2017 si è riscontrato «un responso eccezionale» e ora si dovranno «unire le forze e trovare finanziamenti» necessari a proseguire l’esperienza. «Sono sicuro – ha concluso il direttore di Att – che ognuno farà la propria parte».