‘Riforma, attendo indicazioni’
Giustizia 2018, risparmi, elezione dei magistrati… Parla il presidente del Tribunale d’appello
Matteo Cassina sta per concludere il primo anno alla guida della massima autorità giudiziaria cantonale
«Mi aspettavo dal Dipartimento qualche indicazione concreta sulla riorganizzazione del Tribunale d’appello prevista dal progetto ‘Giustizia 2018’. Al momento quindi non ci sono grosse novità, in un senso o nell’altro. Insomma, non so se il governo intenda portare avanti o abbandonare questa riorganizzazione». A fine mese Matteo Cassina concluderà il primo dei due anni di presidenza del Tribunale d’appello. Giudice del Tram, il Tribunale cantonale amministrativo, Cassina stila, intervistato dalla ‘Regione’, un bilancio di questi dodici mesi trascorsi alla guida della massima istanza giudiziaria cantonale.
Dodici mesi durante i quali ha atteso qualche segnale sullo stato di avanzamento di ‘Giustizia 2018,’ la riforma con cui il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi conta di rendere maggiormente efficiente l’apparato giudiziario ticinese. Attesa vana, pare di capire.
Il 31 maggio del 2018 scadrà il periodo di nomina dei ventisette giudici ordinari del Tribunale d’appello. Ora, per i magistrati confermati e per quelli neoeletti sarebbe senz’altro positivo cominciare i dieci anni del loro mandato alla luce di una chiara decisione del Gran Consiglio sull’eventuale nuovo assetto del Tribunale. Temo tuttavia che ciò non avverrà. I tempi della politica sono di regola non brevi e dipendono non solo dal Consiglio di Stato ma anche dal parlamento. Peraltro ‘Giustizia 2018’ – e la prospettata riorganizzazione del Tribunale d’appello è solo uno dei suoi vari capitoli – è un progetto complesso, che comporterà inevitabilmente una serie di approfondimenti da parte del Gran Consiglio. Ovviamente sì: speravo, per rispondere alla sua domanda, in un qualche segnale sulla strada che si vuole imboccare. Il 2018, del resto, è alle porte.
Se stiamo agli intenti perlomeno iniziali del Dipartimento, quali potrebbero essere i punti controversi della riorganizzazione del Tribunale d’appello?
Non credo quello della durata della presidenza, oggi di due anni, che il progetto, così come mi è noto, vorrebbe allungare. E nemmeno quello del ruolo del presidente, che si vorrebbe sgravare parzialmente dagli incarti giudiziari affinché possa dedicarsi più di adesso agli aspetti amministrativi e organizzativi. Ritengo che il nodo principale che il Gran Consiglio sarà chiamato a sciogliere, e che dunque sarà oggetto di discussione, sia il ventilato scorporo del Tribunale penale cantonale dal Tribunale d’appello.
Lei che ne pensa?
I motivi dei sostenitori della separazione mi sembrano un po’ deboli. Hanno detto che sarebbe non opportuno, se non addirittura contrario alla Cedu, la Convenzione dei diritti dell’uomo, mantenere sotto lo stesso tetto istituzionale, quello del Tribunale d’appello, la prima istanza, cioè il Tribunale penale, e la seconda, cioè la Corte d’appello e revisione penale.
Eppure il problema sembra non essere avvertito sul piano federale. Qualche mese fa le Camere hanno infatti approvato la proposta del Consiglio federale di costituire all’interno del Tribunale penale federale – dove opera la Corte penale, autorità giudicante di primo grado – una Corte d’appello. Perlomeno in Ticino la Corte d’appello penale è a Locarno, mentre la sede del Tribunale penale cantonale è a Lugano.
Una separazione ‘fisica’ ma non istituzionale.
Guardi, al Palazzo di giustizia di Lugano gli uffici dei giudici del Tribunale penale sono al secondo piano: al primo e al pianterreno ci sono quelli del Ministero pubblico. Ma questa contiguità non influisce sull’indipendenza e sull’autonomia delle due autorità giudiziarie. Per finire quel che conta sono la serietà e altre qualità personali dei singoli magistrati. Valuti comunque il Gran Consiglio se sussistano ragioni di opportunità per giustificare lo scorporo.