‘Ho ceduto a un impulso improvviso’
L’assassino di Adeline nega la premeditazione per il brutale delitto del settembre 2013
Ginevra – Accusato di aver ucciso la socioterapeuta Adeline nel settembre 2013, Fabrice A. ha negato ieri, al primo giorno del suo nuovo processo, di aver premeditato la morte della donna quando ha lasciato il centro di reinserimento La Pâquerette di Ginevra il 12 settembre 2013 nel quadro di un’uscita accompagnata. “Avevo premeditato soltanto la mia fuga”, ha indicato l’imputato al Tribunale criminale di Ginevra, il cui presidente ha sollevato dubbi al riguardo, rilevando che il 42enne ha dichiarato in precedenza agli esperti psichiatri di aver nutrito il fantasma “del sangue che schizza”. Quand’era detenuto alla Pâquerette, Fabrice A. visionava spesso il film ‘Braveheart’ a causa della scena di sgozzamento che vi figura. Una scena che assomiglia al modo con cui Adeline è stata uccisa, ha rilevato il presidente. Ma Fabrice A. ha ribattuto di non “vedere il nesso” fra le due situazioni. L’imputato ha tuttavia ammesso che lo sgozzamento riveste per lui una dimensione sessuale. Con Adeline intratteneva buoni rapporti, ma non ne era innamorato, ha precisato. Se ha scelto la 34enne per l’uscita accompagnata “è perché era la più facile da manipolare” dei socioterapeuti attivi alla Pâquerette. Il centro di reinserimento sociale, d’altronde, era “troppo permissivo: non perquisivano mai le nostre celle”, ha affermato. Il 42enne non ha saputo spiegare perché ha ucciso Adeline. “Ero come un animale: ho fatto il gesto di sgozzarla e la lama è partita senza che lo abbia deciso”, ha precisato, aggiungendo di aver ceduto a un impulso “più forte di lui”. Fabrice A. ha pure confermato di aver legato la vittima a un albero e di averla costretta a baciarlo sulla bocca prima di ucciderla. In precedenza, l’imputato ha indicato di aver rinunciato alle visite della madre in carcere e di aver abbandonato l’islam, praticato per un periodo indeterminato. Interrogato in merito ai suoi progetti per il futuro, l’imputato ha detto di non averne nessuno in particolare: “Voglio soltanto proseguire la terapia, allo scopo di liberarmi delle catene che mi hanno portato a commettere l’irreparabile”. La Corte ha annunciato in apertura della seduta pomeridiana di aver respinto tutte le domande volte a interrogare diversi testimoni supplementari, formulate in apertura del processo sia dalla difesa che dall’avvocato dei familiari di Adeline. Il Tribunale ha revocato in particolare la convocazione rivolta alla direttrice della Pâquerette, che ha fatto valere ragioni mediche per giustificare la sua assenza. Secondo l’avvocato della famiglia di Adeline, Simon Ntah, l’interrogatorio dell’ex responsabile dell’istituzione avrebbe permesso di meglio capire la personalità dell’accusato, in particolare in relazione alle sue capacità di manipolare le persone. Saranno invece ritirate dal dossier le dichiarazioni dell’ex compagna dell’imputato, che secondo la Corte non è stata interrogata in Polonia con le dovute forme.