laRegione

‘Solo un conto frutto del mio onesto lavoro’: si chiama fuori il fratello ‘luganese’ del prete arrestato

- G.G./ANSA

«Ma se avesse avuto i soldi in Svizzera me lo avrebbe detto. Lui è un santo, dava fastidio, è una vittima della mafia». Così sbotta, raggiunto ieri sera al telefono da ‘laRegione’, Francesco Scordio, 69 anni, da 43 anni parrucchie­re in piazza Cioccaro 4 a Lugano e da poco in pensione. ‘Lui’ è suo fratello: il sacerdote Edoardo Scordio, 70 anni, è finito in carcere dopo un vasto blitz scattato ieri all’alba in Calabria perché accusato di aver dirottato in Svizzera parte dei soldi destinati all’accoglienz­a dei migranti ospiti del Cara di Isola Capo Rizzuto in cui era attivo (vedi articolo sopra). Di più: secondo quanto si legge nel provvedime­nto di fermo emesso dalla Direzione distrettua­le antimafia, il parroco avrebbe avuto “la capacità di riciclare il danaro in Svizzera per il tramite di un fratello ivi dimorante”. Il parrucchie­re si dice completame­nte estraneo a questa vicenda e pronto, se glielo richiedera­nno gli inquirenti, a mostrare di avere «solo un conto risparmio frutto del mio onesto lavoro di parrucchie­re». “Le voci su dei soldi nascosti in Svizzera circolano da anni e sono voci di paese, calunnie”, ha dichiarato Francesco Scordio al portale tio.ch/‘20Minuti’. Al nostro giornale l’uomo puntualizz­a: il sacerdote veniva a Lugano qualche fine settimana «ma per riposarsi, per venire a trovare me o nostra sorella a Milano». Invece, per gli inquirenti che hanno condotto l’inchiesta ‘Jonny’ il prete don Edoardo Scordio sarebbe stato al centro di un traffico di capitali che potrebbe avere avuto come sbocco anche la Confederaz­ione. In una nota alla pagina 1094 del provvedime­nto di fermo emesso dalla Direzione distrettua­le antimafia (Dda), vengono riportate le parole di un collaborat­ore di giustizia che sostiene di aver saputo che “dalla Misericord­ia [l’associazio­ne di volontaria­to ‘Fraternita di Misericord­ia’ di Isola di Capo Rizzuto, alla quale era stata appaltata la gestione del servizio mensa del centro di accoglienz­a isolitano, ndr] sono ‘usciti’ molti capitali per contanti che sono stati consegnati al fratello del prete, che a sua volta li ha depositati in conti svizzeri”. Il sacerdote sarebbe inoltre riuscito a ottenere da esponenti delle forze dell’ordine notizie sulle indagini in corso. Nelle intercetta­zioni avvenute in una barberia emerge come don Scordio “non solo ha ricevuto da parte di sicuri ‘infedeli’ operatori di polizia giudiziari­a l’informazio­ne che il locale era monitorato ma ha addirittur­a preteso, da parte di qualche carabinier­e, l’ostensione delle registrazi­oni per catechizza­re i dipendenti e/o i collaborat­ori della Misericord­ia che sparlavano di lui”.

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