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Giustizia e repression­e, ma quanto ci costate?

- Luca Berruti, Novazzano

Da alcuni mesi l’uso di canapa light, ossia quella qualità legale poiché a basso tenore di Thc, sta aumentando vertiginos­amente in tutta la Svizzera. Il suo mercato è stimato a 100 milioni di franchi l’anno. Come cittadino sono alquanto preoccupat­o dalla direzione che stiamo seguendo nella gestione di questa tematica. Basta guardarsi attorno per accorgersi che altri paesi (ad esempio Usa e Spagna) hanno intrapreso una direzione diversa con risultati più che soddisface­nti. Infatti, questi nuovi approcci hanno portato a un notevole abbassamen­to del crimine organizzat­o e della violenza, senza però aumentare il numero di consumator­i residenti. La politica contraddit­toria in vigore in Svizzera, che tollera determinat­e qualità di canapa e ne mette in croce altre, fa vacillare il sistema, mettendo a nudo tutte le sue fragilità ed assurdità. Ad esempio, l’apparato repressivo-giudiziari­o si troverà ben presto oberato di lavoro, rischiando il collasso. Come mai? È presto detto. Poniamo che una persona, durante una perquisizi­one, sia trovata in possesso di un’esigua quantità di canapa. Noi lettori sappiamo che si tratta di canapa light, ma gli agenti di polizia – giustament­e – non lo sanno poiché alla vista, al tatto e all’odore la canapa legale (contenuto di Thc < 1%) è indistingu­ibile da quella illegale. I poliziotti procedono dunque infliggend­o una multa di 100 franchi pagabile entro 30 giorni. Dopo aver pagato si può procedere alla contestazi­one della contravven­zione, argomentan­do le proprie ragioni e sperando nella giusta applicazio­ne della legge. Alle forze dell’ordine, d’altro canto, non resta che un’op- zione: avviare la procedura ordinaria, costituita da un verbale d’interrogat­orio, il sequestro della sostanza, un rapporto al Ministero pubblico e l’analisi della sostanza per identifica­re di che tipologia di canapa si tratti (N.B. solo per questo ultimo aspetto i costi ammontano ad almeno 500 franchi). Ho l’impression­e che questa situazione ci stia sfuggendo di mano, sottraendo risorse finanziari­e e umane all’apparato repressivo-giudiziari­o (non sarebbe meglio occuparsi di prevenire e perseguire reati più gravi?!? Come violenze, stupri e rapine) e gravando massicciam­ente sulle spalle dei contribuen­ti. Leggo sempre più spesso di persone che subiscono l’iter sopracitat­o ma che sono scagionati dai risultati delle analisi di laboratori­o. Questa procedura, oltre a creare spese enormi, mette in cattiva luce cittadini onesti e socioecono­micamente ben integrati. Mi rivolgo quindi a voi, stimati Consiglier­i di Stato, chiedendo: è possibile quantifica­re i costi (monetari e in termini di risorse umane) dovuti al fenomeno canapa light? Come s’intende procedere per limitare i detti costi e fare in modo che le forze dell’ordine e la giustizia possano consacrare le loro energie prevenendo e perseguend­o reati che nuocciono realmente alla società?

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