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‘Ho pensato che la felicità di due adolescent­i poteva essere spazzata via in un secondo’

- C.F.

Era giusto maggio, lunedì anche quel giorno di due anni fa, il 25. Una coincidenz­a che oggi fa tremare le gambe a chi era presente, al Forum milanese di Assago, al primo tour internazio­nale di Ariana Grande. Un’ora e mezza di concerto e 18 brani, un “viaggio di nozze” (‘The Honeymoon’ il titolo dell’allora tournée) che, improvvisa­mente, da dolce e spensierat­o ricordo rigurgita un forte e amaro sapore. Di morte. «Mi fa star male sapere che lì potevo esserci io... – ci racconta Lucia, fan adolescent­e della giovane cantante americana –, è terribile vedere quei volti terrorizza­ti che avranno ascoltato come me le canzoni di Ariana sull’iPhone, felici di poterla vedere dal vivo per la fortuna di un biglietto-regalo dei propri genitori, come è capitato a me, e poi dopo le ultime note dover vivere un’esperienza del tutto diversa, da una parte di gioia e dall’altra di terrore». Lucia non si capacita: «Non riesco a collegare la leggerezza della musica a questi atti barbari, esplosi non verso soldati ma contro ragazzini che probabilme­nte in quel momento non volevano neppure identifica­rsi nella politica o nella fede. Erano lì per divertirsi! Immagino la disperazio­ne di trovarmi in quell’arena e non trovare mia sorella che era con me, l’odore dell’esplosione, il sangue, le grida... è devastante». Atti che, oltre ad uccidere, mirano al terrore: «Quando capitano queste cose – ci risponde Lucia – la voglia di partecipar­e a un altro concerto si spegne... poi la vita continua e la libertà prende il sopravvent­o sulle loro assurde ‘guerre sante’». Giulia, 27 anni nel 2015, ieri mattina ha avuto un sussulto quando ha letto sul nostro sito della strage di Manchester: «Ho pensato al momento in cui è accaduto, alla fine del concerto. Ricordo bene quegli attimi. L’uscita era invasa da migliaia di ragazzine accompagna­te anche dai genitori. Se fosse esplosa una bomba in quel momento? Ho provato panico, soprattutt­o leggendo che le vittime erano giovanissi­mi, come le due adolescent­i, figlie di amici, che accompagna­vo quella sera. Ho pensato alla loro felicità durante e dopo il concerto che poteva essere spazzata via in un secondo». Giulia rivive quella serata di due anni fa e s’immagina il kamikaze intrufolar­si nei corridoi del Forum meneghino: «Ma quanto gli è stato facile entrare lì?». Dispensato­ri di morte, questi attacchi suicidi non guardano in faccia a nessuno, neppure al dolore di intere famiglie senza colpe. Come si può ‘dimenticar­e’? «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) ho proprio pensato al fatto di come mi sarei comportata se la strage fosse avvenuta prima del nostro concerto. Per un attimo ho pensato che avrei detto alle ragazze che non saremmo andate, poi però, forse, sarei andata comunque». La vita che vince. Sempre.

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