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L’Associazio­ne contro i grandi predatori rilancia la necessità di ridurre i danni in Svizzera

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“Le regioni rurali e di montagna non vogliono divenire i giocattoli della politica federale nella gestione della presenza del lupo e di altri grandi predatori nei loro territori”. È quanto si legge in una nota dell’Associazio­ne svizzera per un territorio senza grandi predatori – riunita recentemen­te in assemblea nazionale – durante la quale sono stati ammessi come nuovi membri le associazio­ni della Svizzera Centrale (Lucerna, Nidvaldo e Obvaldo, Svitto e Uri) e della Romandia (Vallese di lingua francese, Vaud, Ginevra, Neuchâtel, Giura e Friborgo). Il fronte che si oppone al ritorno indiscrimi­nato del lupo e dei grandi predatori si allarga dunque a tutto l’arco alpino e periurbano svizzero. “La Confederaz­ione deve reagire per regolare in modo adeguato la problemati­ca che attiene ai grandi predatori. È necessario ridurre – si aggiunge nella nota – il grado di protezione cui godono questi animali selvaggi, il lupo in particolar­e, e dare nello stesso tempo maggiori competenze decisional­i ai singoli Cantoni”. Rivendicaz­ioni che figurano nel concetto di gestione del lupo elaborato dall’associazio­ne nazionale. In quest’ambito si esige la “tolleranza zero” a fronte della presenza del lupo nella vicinanza delle agglomeraz­ioni e dei centri abitati. Una mozione presentata recentemen­te nel Canton Uri, unitamente a diversi interventi parlamenta­ri nel Cantone Ticino e iniziative nel Canton Vallese, persegue esattament­e questi obiettivi. Nel frattempo però, si denuncia, i funzionari federali dimostrano scarsa sensibilit­à.

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