La Turchia e noi: ora la domanda cruciale è…
”Ognuno è o non è padrone in casa propria?” Solo dopo avervi risposto in modo chiaro si potrà affrontare fruttuosamente la questione se, come ed entro quali limiti una società debba o possa accettare afflussi migratori. Certo, con onestà intellettuale, la quale richiede lo sforzo di assumere una posizione possibilmente oggettiva, che tenga conto della realtà e che non sia condizionata, deviata, da una troppo personale necessità, materiale o psicologica. In modo signorile, senza pregiudizi né sensi di colpa. Con rispetto, come se tra gli stranieri ad ascoltarci vi fosse anche un nostro amico. L'esito del referendum in Turchia ha dimostrato che la democrazia è una forma di governo che può abolire se stessa. Dopo la grande affluenza di rifugiati Musulmani in Europa, non solo in Germania ci si chiede se col tempo le popolazioni europee rischino di perdere le proprie libertà quotidiane a causa di un massiccio voto contrario dovuto alle radicali differenze di mentalità dei nuovi arrivati, la cui popolazione cresce più velocemente. L'integrazione ha dei limiti. Una mela non diventerà mai un'arancia. Anche uno come me, nato, cresciuto e vissuto in Ticino e che ne parla il dialetto, alla fine ha dovuto ammettere di non essere diventato un Ticinese. Eliminiamo in partenza l’ostacolo rappresentato da coloro che, in nome della “correttezza politica”, credono di poter mettere a tacere anche una discussione ragionevole sulle politiche di integrazione. Ormai lunga esperienza di scontri dialettici su ben altri argomenti mi ha insegnato che “razzisti” sono per primi coloro che usano troppo facilmente questo e altri termini per stroncare ogni tentativo di messa in dubbio delle tesi a loro care, delle regole di pensiero e di comportamento che, anche come mezzo di esercizio del proprio piccolo potere personale, pensano di avere il diritto di imporre agli altri, in virtù del ’68, al quale hanno partecipato in quanto sottomessi al conformismo, facendone una parte della propria identità personale, dalla quale ora non riescono più a staccarsi in mancanza di altre grandi qualità personali a cui appoggiarsi. Nessuno è perfetto, ma ho imparato che “gli onesti” sono pochi e li si riconoscono dalla condotta di vita, da come rispettano e fanno rispettare, quando sono in gioco i loro stessi interessi o amici, i principi che declamano. In Germania si parla ora di integrazione fallita e si legge che la maggioranza dei votanti turchi abbia accettato il referendum a causa di carenze nella formazione, per il sentirsi trattati male (comune a tutti i lavoratori con paghe basse) o per necessità di compensazione psicologica. Vero o non vero, siamo avvertiti. Ci lasceremo ora illudere dal “Saranno loro a pagarci le pensioni” per sopportare la “Shariah Police” (qua e là già attivatasi in Germania)? O dai partiti populisti, i quali continuano a prometterci che saranno solo loro a risolvere la questione, intanto che dalla finestra fanno però entrare di contrabbando restrizioni varie, con la scusa dei “risparmi” e dei loro valori “tradizionali”?