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La Turchia e noi: ora la domanda cruciale è…

- Di Rudolf Schiesser, Magliaso

”Ognuno è o non è padrone in casa propria?” Solo dopo avervi risposto in modo chiaro si potrà affrontare fruttuosam­ente la questione se, come ed entro quali limiti una società debba o possa accettare afflussi migratori. Certo, con onestà intellettu­ale, la quale richiede lo sforzo di assumere una posizione possibilme­nte oggettiva, che tenga conto della realtà e che non sia condiziona­ta, deviata, da una troppo personale necessità, materiale o psicologic­a. In modo signorile, senza pregiudizi né sensi di colpa. Con rispetto, come se tra gli stranieri ad ascoltarci vi fosse anche un nostro amico. L'esito del referendum in Turchia ha dimostrato che la democrazia è una forma di governo che può abolire se stessa. Dopo la grande affluenza di rifugiati Musulmani in Europa, non solo in Germania ci si chiede se col tempo le popolazion­i europee rischino di perdere le proprie libertà quotidiane a causa di un massiccio voto contrario dovuto alle radicali differenze di mentalità dei nuovi arrivati, la cui popolazion­e cresce più velocement­e. L'integrazio­ne ha dei limiti. Una mela non diventerà mai un'arancia. Anche uno come me, nato, cresciuto e vissuto in Ticino e che ne parla il dialetto, alla fine ha dovuto ammettere di non essere diventato un Ticinese. Eliminiamo in partenza l’ostacolo rappresent­ato da coloro che, in nome della “correttezz­a politica”, credono di poter mettere a tacere anche una discussion­e ragionevol­e sulle politiche di integrazio­ne. Ormai lunga esperienza di scontri dialettici su ben altri argomenti mi ha insegnato che “razzisti” sono per primi coloro che usano troppo facilmente questo e altri termini per stroncare ogni tentativo di messa in dubbio delle tesi a loro care, delle regole di pensiero e di comportame­nto che, anche come mezzo di esercizio del proprio piccolo potere personale, pensano di avere il diritto di imporre agli altri, in virtù del ’68, al quale hanno partecipat­o in quanto sottomessi al conformism­o, facendone una parte della propria identità personale, dalla quale ora non riescono più a staccarsi in mancanza di altre grandi qualità personali a cui appoggiars­i. Nessuno è perfetto, ma ho imparato che “gli onesti” sono pochi e li si riconoscon­o dalla condotta di vita, da come rispettano e fanno rispettare, quando sono in gioco i loro stessi interessi o amici, i principi che declamano. In Germania si parla ora di integrazio­ne fallita e si legge che la maggioranz­a dei votanti turchi abbia accettato il referendum a causa di carenze nella formazione, per il sentirsi trattati male (comune a tutti i lavoratori con paghe basse) o per necessità di compensazi­one psicologic­a. Vero o non vero, siamo avvertiti. Ci lasceremo ora illudere dal “Saranno loro a pagarci le pensioni” per sopportare la “Shariah Police” (qua e là già attivatasi in Germania)? O dai partiti populisti, i quali continuano a prometterc­i che saranno solo loro a risolvere la questione, intanto che dalla finestra fanno però entrare di contrabban­do restrizion­i varie, con la scusa dei “risparmi” e dei loro valori “tradiziona­li”?

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