laRegione

Il silenzio di Cannes

- Dall’inviato Ugo Brusaporco

Segue da pagina 21 (…) perché ha una vita diversa dalla propria è una scelta. Cantet dice che solo la cultura, solo lo stare insieme, può salvarci da quel cancro, ma aggiunge che senza il lavoro tutto è più difficile. Il protagonis­ta del film infatti, getta la pistola solo quando decide di imbarcarsi, di diventare marinaio, quando ritrova la dignità di mantenersi da solo. Sono stati sospesi anche i fuochi d’artificio previsti per la notte, sempre in segno di lutto. Questa doveva essere la giornata in ricordo di Abbas Kiarostami, deceduto lo scorso luglio. Era in programma il suo ultimo film “24 Frames”: un collage di miniature, partendo da un noto dipinto “Cacciatori nella neve”, olio su tavola di Pieter Bruegel il Vecchio, datato 1565 e conservato nel Kunsthisto­risches Museum di Vienna. Un quadro che anche Tarkovski usò nel film “Lo specchio”. Da questo, solleva una importante riflession­e sul vedere, sull’ascoltare, sul vivere il tempo, sul dedicare alla vita il suo peso. Un film che è più di un testamento. È un breviario di grande cinema, un invito a ripartire e a ripensare a ciò che deve essere il cinema: uno strumento per crescere, non un fazzoletto usa e getta per divertirsi, quello è un’altra cosa. E su questo filone si inserisce in Concorso il film “Hikari” (verso la luce) di Naomi Kawase. Se Kiarostami invita a stare a vedere, la regista giapponese aggiunge la necessità di imparare a vedere, in un film in cui si confrontan­o ciechi che provano a vedere e vedenti che si mostrano ciechi. Al centro di “Hikari” c’è un film che la giovane Misako (Ayame Misaki) deve audiodescr­ivere per i ciechi; è un lavoro che lei ama molto. Guidati dalla regista scopriamo la difficoltà che una simile operazione porta, non si tratta di raccontare le immagini che passano sullo schermo, ma far vivere le emozioni che danno. A giudicare il suo lavoro un gruppo di ciechi, tra questi un noto fotografo che sta perdendo la vista e che per la sua intransige­nza rischia di farle perdere il lavoro. Tra i due però nasce l’amore, perché lui in lei scopre chi sa fargli rivivere l’emozione e lei chi sa darle la saggezza di chi non ha dimenticat­o come si deve guardare il mondo. Film di grande emozione, ben girato, e inviso a chi nel cinema cerca il vuoto degli effetti speciali e dei rumori inutili. Mentre scriviamo stanno passando le oltre sei ore di “Top of the Lake” la serie televisiva di cui a Cannes si presenta la seconda stagione “China Girl”, vista la regia di Jane Campion, per due episodi, gli altri sono di Ariel Kleiman.

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland