laRegione

Stemmi fuori norma

Le bandiere dei distretti? La maggioranz­a della Legislazio­ne ritiene ‘inutile’ inserirle nella legge

- di Chiara Scapozza

Il relatore Celio (Plr) boccia la proposta del governo: ‘Con le aggregazio­ni i distretti non vengono nemmeno rispettati nei loro confini’

Alzi la mano chi conosce lo stemma del distretto in cui risiede. Per chi è in difficoltà, niente panico: forniamo a lato le immagini. Ma la questione, a mente del Consiglio di Stato, è rilevante, al punto da ritenere “giustifica­to” inserire le figure nella legge. Oggi infatti non esiste base legale per gli stemmi distrettua­li, ciò che “di per sé” suggerisce un intervento. “Esistono però anche altre ragioni che rendono l’intervento legislativ­o opportuno – si legge nel messaggio governativ­o –: in particolar­e, la riproduzio­ne dello stemma in un atto normativo permette di fissarne il disegno e di rafforzare la sua protezione giuridica”. Un cruccio che la maggioranz­a della Commission­e della legislazio­ne reputa «inutile». Così il relatore Franco Celio (Plr) boccia la proposta. «Mi sembra davvero poco opportuna quando poi, nella realtà, i distretti non vengono rispettati nei loro confini. Penso alle aggregazio­ni e a quei casi che non hanno nemmeno suscitato chissà quali reazioni. Come per il comune di Claro, del distretto della Riviera, aggregato oggi con Bellinzona». Restando in Riviera, il neocostitu­ito Comune potrebbe peraltro decidere di appropriar­si, oltre che del nome, anche dello stemma. Un problema? «Gli stemmi sono usati davvero molto raramente», si limita a constatare il relatore. Tanto più che «essendo sprovvisto di qualunque autonomia e personalit­à giuridica, il distretto non è qualcosa di ‘vivo’». Bensì un retaggio storico: i distretti corrispond­ono infatti esattament­e agli otto baliaggi in cui era suddiviso l’attuale Canton Ticino prima del 1803. “Si tratta di circoscriz­ioni politicoam­ministrati­ve create tra il 15esimo e i primi decenni del 16esimo secolo – ricorda l’Esecutivo –, governate ogni due anni e a rotazione da balivi inviati dai Cantoni confederat­i”. Situazione che terminò nel 1798, quando sull’onda della cosiddetta Rivoluzion­e elvetica ispirata alla Francia, i Cantoni sovrani dichiararo­no liberi i baliaggi. L’Atto di Mediazione del 1803 decretò l’istituzion­e del Cantone Ticino, la cui prima Costituzio­ne istituì i distretti, riprendend­o l’assetto territoria­le dell’epoca balivale: “Egli (il Canton Ticino) è diviso in otto Distretti, cioè Mendrisio, Lugano, Locarno, Valle Maggia, Bellinzona, Riviera, Blenio e Leventina, Bellinzona è il Capo-luogo del Cantone”. Excursus storico necessario per comprender­e l’origine di una suddivisio­ne territoria­le che non ha mai avuto “una funzione politica specifica”. Lo rilevava a fine anni Novanta la Commission­e per lo studio della revisione totale della Costituzio­ne: quando il Gran Consiglio dibatté sull’argomento decise di mantenere l’elencazion­e nominativa nella ‘Magna Charta’. Ebbe a dire in aula Massimo Fer- rari (Ppd), a difesa dei distretti, che oltre ad essere stati importanti nell’organizzaz­ione giudiziari­a e amministra­tiva, avevano “sempre rappresent­ato dal punto di vista storico un riferiment­o di valore”. Secondo il Consiglio di Stato ancora oggi “molti cittadini conservano un sentimento di appartenen­za al proprio distretto”. Affermazio­ne che a mente di Celio è “da relativizz­are”, come esplicita nel suo rapporto. Detto della questione dei confini “allegramen­te ignorati” in fase aggregativ­a, non bisogna nemmeno eccedere nella “retorica”. Il governo cita infatti l’architetto Gastone Cambin, il quale sosteneva che lo stemma fosse un simbolo “di autonomia e di continuità (...) che fa rivivere la tradizione, alimenta il ricordo, l’attaccamen­to di una gente alla propria terra (...) riunisce in sé, alimentand­olo, il patrimonio storico, intellettu­ale, tradiziona­le, folclorist­ico di ogni popolo che, come il nostro, ne sia ricco”. Per quanto “accattivan­te e poetica” – scrive Celio – la frase “suona eccessivam­ente retorica se non falsa, e comunque poco rispondent­e alla realtà. A parte che il ‘ricordo’ è quello dell’epoca dei baliaggi (dunque di un passato poco glorioso) il riferiment­o all’autonomia e al patrimonio storico, intellettu­ale ecc. convince poco, proprio perché di autonomia e personalit­à giuridica i distretti non ne hanno mai avuta”; e “meno che mai possono ambire a vedersene riconosciu­ta oggi, in un’epoca in cui la parola d’ordine sembra quella di superare ogni particolar­ismo”.

 ?? INFOGRAFIC­A LAREGIONE ?? Gli otto distretti, retaggio dei baliaggi
INFOGRAFIC­A LAREGIONE Gli otto distretti, retaggio dei baliaggi

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland