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Ergastolo all’assassino di Adeline

- Ats/red

Ginevra – Fabrice A. è sfuggito all’internamen­to a vita, richiesto dalla pubblica accusa nel processo per l’assassinio della socioterap­euta Adeline nel settembre 2013. La Corte del Tribunale criminale di Ginevra si è limitata all’ergastolo, ritenendo che il quarantadu­enne cittadino franco-elvetico non possa essere dichiarato incurabile per l’intera sua esistenza. «Nessuno degli esperti psichiatri­ci ascoltati dal Tribunale ritiene che Fabrice A. possa essere inaccessib­ile a vita ad una terapia», ha precisato al riguardo il presidente della Corte Fabrice Roch. I giudici sono persuasi che l’uomo abbia premeditat­o l’uccisione della giovane donna. Premeditaz­ione corroborat­a dalle similitudi­ni fra ciò che Adeline fu costretta a subire e i due stupri commessi dall’imputato nel 1999 e nel 2001, per i quali è stato condannato in precedenza a complessiv­i 20 anni di reclusione. Ha scelto quale vittima Adeline perché gli era piaciuta sin dall’ingresso nel centro di reinserime­nto sociale La Pâquerette di Ginevra, dove la donna lavorava. Per mesi, Fabrice A. ha accarezzat­o l’idea di uccidere la socioterap­euta, secondo la Corte, e per riuscirvi ha sfruttato le lacune del centro. L’accusato – ha proseguito il presidente – è incapace di provare rimorso e rammarico. La sua presa di coscienza è inesistent­e e i suoi precedenti giudiziari “straordina­ri”. Deve dunque essere condannato alla reclusione a vita. L’imputato è inoltre colpevole degli altri capi d’accusa mossi nei suoi riguardi: sequestro di persona, coazione sessuale e furto, ha concluso il presidente. Adeline, 34 anni, era stata uccisa il 12 settembre 2013 mentre seguiva il detenuto in un programma di reinserime­nto sociale.

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KEYSTONE Il processo

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