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Sarà la valuta dell’economia digitale

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Il Bitcoin, la criptomone­ta per eccellenza, è stata la prima applicazio­ne della tecnologia ‘blockchain’ che è alla base dell’avvento dell’economia digitale. Questa valuta è stata considerat­a per molto tempo un affare da Nerd o appassiona­ti d’informatic­a quasi al limite della legalità «Il Bitcoin non è una moneta come le altre ma non è mai stato illegale», ci spiega Lars Schlichtin­g, partner della società di consulenza Kpmg di Lugano. «È uno strumento che le parti possono usare quale mezzo di pagamento per concludere un contratto. Un accordo giuridico può essere eseguito nel modo deciso dai contraenti. Anche usando il Bitcoin, quindi» continua Schlichtin­g.

E la certezza dell’esecuzione del contratto è data dalla tecnologia blockchain. In che modo?

La blockchain è di fatto un registro decentrali­zzato sulla rete internet. Basta immaginare una transazion­e immobiliar­e. Le compravend­ite vengono iscritte in un unico registro, quello fondiario. La tecnologia blockchain permette di avere più registri identici e quando si esegue un’operazione (nel caso del Bitcoin, ad esempio una transazion­e di compravend­ita di un bene o di un servizio) questi registri si aggiornano automatica­mente. Questo vuol dire che l’operazione è univoca. Non c’è la possibilit­à di replicare quell’operazione una seconda volta perché entra in gioco la criptograf­ia. La persona che vuole farla si vedrebbe bloccata dagli altri. Questo permette di usare quel Bitcoin specifico solo per quella operazione.

Ma qual è il vantaggio di usare il Bitcoin o un’altra criptovalu­ta? Si intuisce l’utilità se si deve fare una transazion­e nel cosiddetto ‘darkweb’ al limite della legalità o ben oltre. Ma per un’operazione ‘trasparent­e’ ci sono decine di valute classiche (dollari, euro, franchi) che si possono usare…

Non è una valuta come le altre. Prima di tutto bisogna precisare che è un esperiment­o tecnologic­o che come tutti gli esperiment­i potrebbe anche fallire. Attualment­e è in uno stadio della sua evoluzione molto simile all’oro ma ‘digitale’: un asset d’investimen­to. Da 9 anni funziona perfettame­nte tanto che lo scorso marzo un singolo Bitcoin quotava circa 900 dollari e ora è a circa 2’300. È una moneta democratic­a decentrali­zzata e sganciata da quelle emesse dalle banche centrali. Il suo inventore Satoshi Nakamoto (in realtà uno pseudonimo che potrebbe raggruppar­e un collettivo di varia estrazione: matematici, fisici, informatic­i, economisti) ha creato questa moneta in concomitan­za con lo scoppio della crisi finanziari­a globale e con l’inondazion­e di liquidità da parte delle banche centrali. L’inventore vuole evitare di avere una moneta inflaziona­ta anche perché alla fine del processo di ‘emissione’ ci saranno solo 21 milioni di Bitcoin. Non mi sorprender­ei se il Bitcoin arriverà a valere 10mila dollari o 100mila o nulla. Dipenderà dal grado di accettazio­ne e di fiducia di consumator­i e investitor­i.

Ma se la sua circolazio­ne è fiduciaria, non è quindi una moneta dissimile dalle valute ‘analogiche’ emesse dalle banche centrali...

L’economia sta conoscendo un processo di digitalizz­azione crescente e quindi di disinterme­diazione. Il Bitcoin, se si imporrà, potrebbe essere accettato da tutti gli operatori economici in tutto il mondo. Le transazion­i diventeran­no allora istantanee con commission­i più basse. Il sistema bancario non sparirà, ma potrà offrire nuovi servizi, a maggiore valore aggiunto. Ci sono operatori finanziari – anche in Ticino – che si stanno attrezzand­o per offrire conti bancari in Bitcoin. Inoltre stiamo aiutando una società a ottenere l’autorizzaz­ione Finma per lanciare un fondo di investimen­to in Bitcoin. Il futuro sta arrivando.

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Lars Schlichtin­g, partner di Kpmg

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