Vettel sgretola il muro dell’1’13”
Prima giornata di prove molto positiva per la Ferrari, mentre la Mercedes ha accusato problemi non specificati
Ritorna ancora una volta il mito di Montecarlo con tutto il suo corollario di glamour e vip (o presunti tali). La giornata è calda, solo leggermente ventilata e nella baia monegasca sono alla rada centinaia di barche da sogno. Aston Martin ha un nuovo motoscafo strabiliante per gli ospiti Red Bull (sarà presto anche ad Ascona), giusto per rincarare la dose di un tracciato e di una storia che non conoscono l’usura del tempo, qui dove per la prima volta, ad esempio, venne usata la bandiera a scacchi per sancire il termine di una gara. Ieri Vettel è andato semplicemente fortissimo, con un setting a camber aperto ovviamente come necessario in un tracciato cittadino quale questo, un solo “lungo” alla chicane delle piscine, ma ha sempre dato la sensazione di avere in mano la prestazione. Abbattere il muro degli 1’13” ieri significava disporre senza alcun dubbio di una monoposto che sta in pista bene, agile da condurre, con un motore rotondo e lo si è visto nelle uscite e nelle accelerazioni. La Ferrari si conferma agile e sempre più veloce di 6-7 km/h rispetto alla Mercedes-Benz, ieri molto sotto pressione. Hamilton ha diverse volte affermato di fare fatica a guidare la Freccia, anche se a onore del vero nelle prime libere aveva saputo staccare il miglior tempo. Ma poi, nelle seconde qualcosa deve essere accaduto perché sia lui sia Bottas hanno girato pochissimo e questo per ora non ha trovato una spiegazione ufficiale e plausibile. Non può certamente essere pretattica in un Mondiale in cui già si prova molto poco e dunque i riscontri della pista sono vitali, ancor più qui dove si avrà un solo cambio gomme in
corsa e con finestre di utilizzo degli pneumatici Pirelli molto ampie che permettono strategie assai differenziate. In questo Gp vince chi in qualifica si piazza nelle prime tre posizioni, lo dice con chiarezza la statistica. Quindi i problemi del team campione del mondo devono essere oggettivi, anche se siamo abituati pure ai recuperi dell’ultimo minuto. Inutile forse dissertare sulla lunghezza della monoposto e il suo maggior peso relativo rispetto alla Rossa, ma sono parzialmente elementi che possono determinare un risultato temporaneo meno premiante come ieri. Del resto a Montecarlo non si legge alcuna verità tecnica, ma solamente il colpo di fortuna e la precisione di guida: il primo perché è un attimo trovarsi coinvolti in un botto anche in modo incolpevole date le scarse vie di fuga. Il secondo perché se avete visto ieri in azione Vettel avrete colto la capacità e la concentrazione straordinaria di un campione che è oggettivamente in forma e carico e che sa perfettamente come il Gp di domenica sia da vincere per allungare. Molto bene tutte e due le Red Bull e le Toro Rosso, a conferma sia dell’ottimo disegno delle monoposto, sia del valore dei piloti con Kvyat a tratti davvero superlativo. È quindi evidente che il problema del propulsore Renault resta l’afflizione maggiore di questa squadra e così si possono spiegare i pesantissimi 75 secondi di ritardo di Ricciardo, terzo in Spagna. Il Mondiale in questa situazione è davvero solo una questione tra Hamilton e Vettel, per gli altri il gap da colmare è troppo ampio. È tornato in pista il galantuomo Button che è risultato attardato di un niente dal collega di team Vandoorne, confermando così come la classe di questo raro signore del paddock non si sia poi arrugginita granché. Fa bene rivederlo in pista perché ha sempre saputo essere un vero sportivo, un collega molto corretto e la festa che gli hanno riservato nel paddock lo conferma ampiamente. Oggi giorno di pausa – succede solo qui come mille altre cose – perché è il giorno delle pubbliche relazioni, ma la preparazione delle qualifiche di sabato prosegue nel silenzio del retrobox. Le previsioni meteo parlano di tempo ottimo, pubblico delle grandi occasioni e soprattutto un Mondiale davvero combattuto. Signori, faites vos jeux.