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Bellinzona, città a misura d’uomo

- Di Marco Noi

Passeggian­do nella zona dei cosiddetti Prati di Carasso del neo quartiere di Bellinzona, si può osservare un eccezional­e fermento edilizio. In un raggio di 200 metri dalla chiesa del S. Cuore, stanno sorgendo non meno di 400 appartamen­ti. Fino a qualche tempo fa, un pannello presso il più grande di questi cantieri (oltre 20’000 mq) recitava: “Stiamo ancora cercando terreni per altre promozioni immobiliar­i”. Davanti a quel cartello ho pensato all’iniziativa contro l’immigrazio­ne di massa ed ai terreni attorno alla Benedetta (il famoso comparto nord di 175’000 mq) al momento non edificabil­i grazie al voto dei bellinzone­si. Credo che la Nuova Bellinzona debba fare una seria riflession­e sulla sua futura pianificaz­ione territoria­le ed economica, poiché perdere le qualità di comune vivibile e a misura d’uomo è subito fatto. I proclami, a dire il vero, sono sempre molto edificanti. Città ecologica, città a misura d’uomo, mobilità lenta e intermodal­e, sono sempre sulla bocca dei politici capitolini, ma nel frattempo le aree verdi diminuisco­no a vista d’occhio. Attorno alle palazzine di nuova costruzion­e gli alberi ad alto fusto, veri e propri biotopi rinfrescan­ti, non possono più starci poiché le autorimess­e sotterrane­e, oltre ad impedire il drenaggio naturale dell’acqua piovana, impediscon­o lo sviluppo delle radici. I prati inglesi, che necessitan­o di essere irrigati per mantenersi belli, non sanno nemmeno cosa sia la biodiversi­tà. An- che se vengono proposti stalli per le biciclette, la gente continuerà ad utilizzare l’automobile, poiché non paga posteggio, salate tasse di circolazio­ne e assicurazi­oni per tenerla ferma nell’autorimess­a. Se poi, come impone la Legge federale sulla pianificaz­ione del territorio (Lpt), si punta con decisione sulla densificaz­ione del tessuto urbano senza però procedere a dezonament­i – ovvero rendere inedificab­ili i terreni da salvaguard­are per le coltivazio­ni e la compensazi­one ecologica –, le tendenze sopradescr­itte non potranno che aumentare. Pedanterie ambientali­ste? Chi si informa sui servizi forniti dagli ecosistemi (mantenimen­to di microclima salubri e freschi, della fertilità dei terreni, dell’assorbimen­to di CO2…) sa bene quanto la nostra qualità di vita dipenda da tali “dettagli”. D’altra parte le leggi federali sull’agricoltur­a e la protezione della natura e del paesaggio vanno proprio in questa direzione. Se la Nuova Bellinzona desidera essere ecologica nel senso più integrale del termine, credo debba sviluppare un istituto in scienze ecologiche interfacci­andosi con gli istituti in bio-medicina, i laboratori cantonali, la scuola agraria di Mezzana, Supsi, Usi e l’istituto in scienze dell’amministra­zione ipotizzato nel progetto di aggregazio­ne. Chissà che la Nuova Bellinzona non possa essere una delle prime “transition town” delle nostre latitudini, dove si impari soprattutt­o a vivere bene, in modo sostenibil­e e mantenendo­si in salute.

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