laRegione

Una scelta ad alto rischio

- Di Stefano Guerra

L’Ufficio presidenzi­ale del Plr ticinese punta tutto su Ignazio Cassis. Lo fa perché il 56enne consiglier­e nazionale è il candidato della Svizzera italiana «con le migliori chance», ha detto ieri il presidente del Plrt Bixio Caprara. Ma lo fa soprattutt­o partendo da un duplice presuppost­o: che dalla Svizzera romanda giungerann­o una o più candidatur­e; e che alla fine il gruppo parlamenta­re liberale-radicale sottoporrà all’Assemblea federale un ticket con un romando e un ticinese per la succession­e in Consiglio federale del dimissiona­rio Didier Burkhalter. In quest’ottica lanciare nella corsa più candidati «favorirebb­e sicurament­e la dispersion­e delle forze, così come favorirebb­e interessi particolar­i contrappos­ti», ha insistito Caprara. Diciamolo: l’analisi dei rischi fatta a tavolino dai vertici liberali-radicali a Sud delle Alpi, e la scelta di strategia e persona che ne è derivata, possono starci. Gli scenari considerat­i sono verosimili. Le sezioni ginevrina e vodese mordono il freno: ancora ieri hanno confermato l’intenzione di essere della partita. E la stessa Petra Gössi (vedi intervista a pagina 2) giudica al momento “poco probabile” che la ‘frazione’ liberale-radicale se ne esca con un solo candidato ufficiale, mettendo in questo modo l’Assemblea federale davanti al fatto compiuto. Non solo. È nient’affatto scontato che – se dal Ticino giungesse a Berna più d’un nome, ipotesi assai peregrina – la ‘frazione’ del Plr deciderà di nominare due ticinesi quali candidati ufficiali, o di optare per un ticket a tre nel quale affiancare a questi un/a romando/a. Ma anche in caso di ticket misto Ticino/Romandia, oltre Sarine all’orizzonte non si profilano pesi massimi in grado di azzerare l’enorme credito che Cassis può vantare nella circostanz­a per il semplice fatto di essere un rappresent­ante della Svizzera italiana. Infine: malgrado le pressioni esterne, provenient­i soprattutt­o dalla sinistra, la questione femminile in seno al Plr dovrebbe restare marginale. Le stesse donne liberali-radicali sembrano orientate a passare la mano, riponendo le loro speranze nella succession­e di Johann Schneider-Amman tra un paio d’anni o giù di lì. Anche la scelta della persona può starci, dicevamo. Se non altro per difetto: è difficile credere che una Laura Sadis o un Christian Vitta possano avere più chance di Cassis davanti all’Assemblea federale. Il medico di Montagnola è lungi dal fare l’unanimità in Ticino, sia dentro che fuori il Plrt, anche perché non è uno che ha fatto la classica gavetta. La presidenza del Plr svizzero a metà giugno ha indicato in “un bilancio politico completo in seno al partito” uno dei criteri principali che i futuri candidati avrebbero dovuto soddisfare. Ma nessuno ormai sembra farci caso. Per Caprara e i suoi, Cassis «risponde perfettame­nte al profilo» richiesto. Ed è pur vero che, se proprio vogliamo ragionare sull’aderenza all’identikit tracciato, Sadis e Vitta non sono messi meglio del prescelto. Detto questo, la scelta della candidatur­a unica Cassis comporta grossi rischi. Il diretto interessat­o pare esserne il più consapevol­e: «Sono cosciente che non sarà facile. Sarà un percorso ad ostacoli, ricco di trappole. I veleni sono già partiti. Nulla è scontato, nulla è regalato». Qualcuno, il regalo di lasciar passare alcune dichiarazi­oni sentite ieri (Cassis se l’è presa con chi ha una «visione diabolica delle casse malati» e vede l’associazio­ne che lo paga lautamente, Curafutura, «quasi come fosse un’organizzaz­ione terroristi­ca»), di certo non glielo farà. Perché è vero, siamo in un sistema di milizia: ma stiamo pur sempre parlando di organizzaz­ioni che svolgono un mandato pubblico, non di un’azienda qualsiasi.

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