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‘A Berna nulla è regalato E i veleni sono già partiti’

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«Ho deciso. Sono pronto ad accettare la sfida». Manca un minuto alle 11.30 di un caldo martedì 11 luglio. Completo grigio, scarpe di pelle marrone, camicia azzurra con ricami bianchi. Nessuna cravatta. Dopo quasi un mese «nel quale ho taciuto», il consiglier­e nazionale Ignazio Cassis rompe il silenzio e conferma quello che da almeno mezz’ora è chiaro ai media presenti nella segreteria del Plrt a Camorino: l’Ufficio presidenzi­ale del partito intende presentare un solo nome per la succession­e del consiglier­e federale dimissiona­rio Didier Burkhalter. Il suo. E se il medico diventato capogruppo alle Camere federali verrà eletto, sarà l’ottavo ministro ticinese. Il quarto liberale radicale provenient­e da Sud del Gottardo. Calma e gesso però: «Sono cosciente che sarà tutt’altro che facile» quella «corsa a ostacoli» che si concluderà il 20 settembre. A Berna, ricorda infatti Cassis, «non è mai stato regalato niente a nessuno». E poi «i veleni sono già partiti». Al di qua e al di là delle Alpi. Eppure il medico è fiducioso di poter riuscire nell’operazione. O, perlomeno, intende impegnarsi sino alla fine. Perché «è in gioco qualcosa che va ben oltre la mia persona». Che cosa? La presenza di uno svizzero-italiano nella stanza dei bottoni. «Per dieci anni – sottolinea Cassis, che al Nazionale è subentrato a Laura Sadis nel 2007 – ho ripetuto incessante­mente che è inaccettab­ile che il governo non conti un rappresent­ante della terza Svizzera». E il consiglier­e nazionale Plr non si è limitato alle parole: per rivendicar­e la causa, nel 2010 si propose all’Assemblea federale per il posto lasciato libero da Hans Rudolf Merz. Ottenne pochi voti. Abbastanza tuttavia per avere il diritto di esprimersi dal pulpito, ascoltato dai rappresent­anti delle camere Alta e Bassa. Di fronte ai quali rimarcò l’ingombrant­e assenza dell’italianità tra i ministri. Un gesto simbolico. Sette anni dopo le chance di Cassis e del Ticino di tornare in governo paiono invece concrete. E benché il 20 settembre prossimo si tratterà di eleggere «un consiglier­e federale e non un consiglier­e cantonale», il ticinese vorrebbe portare nella stanza dei bottoni esperienze maturate in «una situazione territoria­le molto particolar­e». Una situazione, quella del Sud del Gottardo, segnata da «criticità sul mercato del lavoro», ma anche da «aspetti positivi». Quali? I poli «di ricerca e innovazion­e», la ‘fashion valley’, la rivoluzion­e AlpTransit e via dicendo. E poi l’Italia, il terzo partner commercial­e della Svizzera e dunque «importante sul piano economico». «Negoziare con questo Paese in lingua inglese, non è una cosa meritevole». Perciò in Consiglio federale Cassis agirebbe pure da «anello di collegamen­to» tra le due nazioni vicine e talvolta lontane. «Amo il mio Paese – ha quindi concluso Cassis –, voglio servirlo e impegnarmi per il suo futuro».

‘Le casse malati? Uso strumental­e’

La corsa del medico che vuole diventare consiglier­e federale è dunque lanciata. Ma gli ostacoli, come riconosce lo stesso aspirante candidato ministro, non mancano certo. Su tutti, il suo essere presidente di Curafutura, l’associazio­ne che cura gli interessi di quattro casse malati. «Il parlamento svizzero – ribatte a tal proposito, sollecitat­o dai media, Cassis – è per sua natura di milizia». E «ogni persona con un’attività profession­ale ha un legame con il suo settore». Nel caso del consiglier­e nazionale liberale radicale, il settore in questione è quello della sanità. «Sono anche lobbista dei medici: per me questo termine non ha una valenza negativa». Per quanto concerne invece le casse malati, «rappresent­ano – annota il dottore – un elemento essenziale del sistema svizzero». Un elemento peraltro «confermato a più riprese» dal voto popolare. «Sono un po’ sorpreso dall’uso strumental­e che si fa di questo tema. Ma bisogna pur trovare un appiglio – chiosa Cassis – quando si vuole attaccare qualcuno».

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