Il manifesto, dall’ideologia al marketing
Il manifesto pubblicitario è stato uno dei primi strumenti che ha permesso di sviluppare la comunicazione di massa, soprattutto nelle città. Agli albori non era però esclusivamente usato per fare del marketing con lo scopo di vendere prodotti, ma era molto più ‘di moda’ usare un manifesto per cercare di influenzare il pensiero della gente: «Il cartellone pubblicitario è figlio di una grande storia di comunicazione pubblica nelle città», afferma l’architetto Riccardo Blumer, professore all’Accademia di architettura di Mendrisio. «Oggi, un manifesto pubblicitario simboleggia un prodotto, ma in passato rappresentava una religione o un’ideologia». Insomma: non aveva la funzione di convincere la gente a comperare della merce. «Questo tipo di comunicazione avveniva, per esempio, davanti ad una chiesa o nelle sue vicinanze. Il manifesto serviva allora a descriverne, con delle immagini e non con delle parole, il ‘funzionamento’», spiega Blumer. Era una comunicazione che funzionava bene perché «la gente la percepiva in modo diretto. Oggi esiste ancora in questa forma, ma è stata sostituita da altri sistemi». Infatti oggigiorno si punta molto sugli annunci su internet, che permettono di raggiungere le persone ovunque si trovino. Solo con la rivoluzione industriale del Diciannovesimo secolo nelle città europee si è sviluppata la forma moderna del manifesto pubblicitario: «Nell’epoca industriale – rimarca Blumer – c’è stata un’evoluzione interessante: le immagini venivano divulgate per promuovere dei prodotti. Questo ha, inoltre, permesso di sviluppare l’arte grafica», che oggi rappresenta una parte fondamentale nel mondo del marketing. BARE