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Gli scontri di Amburgo arrivano a Berlino

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Berlino – I detriti del G20 sono finti nell’ingranaggi­o della campagna elettorale tedesca. Era scontato che avvenisse. Le autorità di polizia tedesche hanno chiesto la collaboraz­ione degli Stati europei per identifica­re gli elementi più violenti tra i manifestan­ti che hanno devastato il centro città. Ma ad Angela Merkel tocca difendere l’operato del governo. Del vertice di Amburgo erano ovviamente responsabi­li la cancellier­a, leader della Cdu, e il sindaco della città, Olaf Scholz, esponente di spicco dei socialdemo­cratici. Ieri alcune seconde file della Cdu, sgomitando per un po’ di visibilità, hanno chiesto le dimissioni del primo cittadino della città anseatica, provocando la reazione infuriata di Sigmar Gabriel. Per il ministro socialdemo­cratico degli Esteri, il summit sarebbe stato un fiasco politico totale. E in un'intervista ai giornali del ‘Funke Mediengrup­pe’, ha affermato “che chi chiede le dimissioni di Scholz dovrebbe pretendere anche quelle di Merkel”. Colei a cui risponde, trattandos­i del capo del suo governo. Gabriel ha rimprovera­to agli avversari una “campagna elettorale cattiva e infame”, in grado di rovinare la cultura politica dei prossimi anni. E ne ha avute anche per la cancellier­a che, scegliendo Amburgo quale sede del vertice, “voleva mettersi in mostra” in vista delle urne del 24 settembre. Sui tre giorni e le tre notti di scontri fra no-global e polizia che hanno devastato Amburgo, intanto, si continua a lavorare in termini di bilanci: si contano i danni della città e si cercano gli estremisti responsabi­li degli atti di teppismo e di violenza. Una commission­e speciale di circa 170 funzionari avrà il compito di fare chiarezza su quanto accaduto nei giorni scorsi e di identifica­re i responsabi­li. La polizia dispone di 2’000 dati fotografic­i e ha girato 100 ore di video, ha spiegato il presidente delle forze dell'ordine locali, Martin Meyera. Ad Amburgo ci sono 51 persone ancora in regime di custodia cautelare: fra i quali molti tedeschi, ma anche dimostrant­i venuti da Italia, Francia, Spagna, Russia, Olanda, Svizzera e Austria. A cui Berlino ha chiesto di fermare quelli riusciti a tagliare la corda.

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KEYSTONE Calma

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