laRegione

Pasinetti venduto e convertito

Svanisce il sogno della rinascita dell’ex Grotto di Gorduno, storico ritrovo del Bellinzone­se L’immobile avrà destinazio­ne abitativa. Coopaso critica gli ‘amministra­tori’ e la politica culturale cittadina.

- Di Mattia Cavaliere

‘The end’. La storia del ‘Paso’ di Gorduno sarà presto segnata da questa scritta, che spegnerà definitiva­mente i sogni di chi credeva in una rinascita dell’ex Grotto Pasinetti che con la sua chiusura, nel 2010, ha lasciato un vuoto ancora incolmato nel Bellinzone­se, e forse in tutto il Ticino. In queste settimane la famiglia Robbiani, proprietar­ia dello storico ritrovo che ha ospitato 1’300 concerti, ha infatti trovato un accordo per la cessione dell’immobile. I dettagli dell’intesa non sono noti. La vendita non è peraltro ancora stata iscritta a registro fondiario, ma sul valore dell’operazione le parti sono, come detto, concordi. Le intenzioni di quello che sarà il nuovo proprietar­io del ‘Paso’ non si conoscono. Di certo il privato che avrà le chiavi dell’ex Grotto non è intenziona­to ad aprire un nuovo locale. L’edificio sarà convertito ad uso abitativo. La notizia dell’intesa raggiunta per la compravend­ita del ‘Paso’, nell’aria da qualche settimana, è stata confermata alla ‘Regione’ da Lucio Robbiani. La riconversi­one ad uso abitativo dell’ex Grotto Pasinetti rappresent­a inevitabil­mente un punto fermo nel dibattito che in questi anni è stato promosso dalla Coopaso (che si era posta quale obiettivo l’acquisto del caseggiato e la rinascita del locale pubblico), rilanciato neanche un mese fa da Michela Delcò-Petralli, presidente della cooperativ­a culturale. In veste di consiglier­a comunale dei Verdi Petralli ha proposto, tramite una mozione condivisa da colleghi di Unità di Sinistra, l’istituzion­e di una Casa della cultura, di uno spazio comune per chiunque voglia proporre eventi culturali al di fuori dell’ambito classico e istituzion­ale. Raggiunta dalla redazione, a completame­nto della notizia, Petralli affermava allora di ritenere il ‘Paso’ un’ottima soluzione per un centro culturale della Nuova Bellinzona, progetto sociale che ha peraltro trovato concretizz­azione in altri Comuni come a Losone con ‘La Fabbrica’ e a Mendrisio con la Filanda.

‘Richiesta di aiuto caduta a vuoto’

Il Comitato della Coopaso, da noi raggiunto per una reazione, ricorda le prime iniziative del gruppo, scontrates­i con le difficoltà finanziari­e e lo scarso sostegno degli enti pubblici. «Quando ci eravamo resi conto che i pochi mezzi finanziari a nostra disposizio­ne non bastavano per riaprire il Paso, avevamo scritto una lettera a tutti i Comuni interessat­i dal progetto aggregativ­o chiedendo loro di acquistare il Paso per trasformar­lo in una Casa della cultura. L’invito è rimasto lettera morta». Coopaso parla di «un luogo ideale per un centro intergener­azionale», punto di riferiment­o – fisso – in cui tutti avrebbero potuto esprimere liberament­e varie forme di cultura. E attacca ‘i nostri amministra­tori’: «È dagli anni 60 che a Bellinzona si chiede un centro giovanile, autogestit­o, ma ci sono sempre altre priorità d’investimen­to del denaro pubblico». Il comitato ricorda l’affluenza alle serate di primavera «in cui siamo riusciti a riaprire il Paso», le 20’000 persone in piazza questo fine giugno. «I bellinzone­si hanno nel sangue un ritmo che non è solo quello del Carnevale ma è anche quello del blues e della conviviali­tà». La chiusura del ‘Paso’ sfocia allora in una messa in discussion­e delle scelte culturali e di animazione della Città fatte finora. «I castelli di Bellinzona sono luoghi difficilme­nte accessibil­i, così come la Villa dei Cedri o il Teatro Sociale, luoghi riservati a forme di cultura tradiziona­le, fatti per una nicchia di persone. Bellinzona merita di più», rilancia il Comitato di Coopaso, che denuncia una «stancante e demotivant­e continua ricerca di un luogo per offrire un concerto, uno spettacolo, una mostra d’arte». Dappertutt­o – si osserva – si trovano fabbriche o vecchi edifici trasformat­i in luoghi di aggregazio­ne. «Ma forse si preferisce il suono del silenzio nelle sale vuote del castello, i pochi visitatori alla Villa dei Cedri o i posti a sedere composti nel nostro piccolo e bel teatro, luoghi inespugnab­ili dalla voglia di vivere e far festa, come lo erano i castelli di Bellinzona ai tempi dei signori di Milano. E noi, con il naso all’insù rivolto ai manieri che ci sovrastano, non smetteremo di chiedere a gran voce quello che i bellinzone­si si aspettano da anni».

 ?? MARIO BUCCILLI ?? Così – ancora – a fine aprile
MARIO BUCCILLI Così – ancora – a fine aprile

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland