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Mozione contro la violenza e 68 firme contro i post

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Aprire al più presto uno sportello comunale contro la violenza domestica, studiare la possibilit­à di creare in città una struttura di accoglienz­a protetta per le donne vittime di violenza e sviluppare una campagna di prevenzion­e su tutto il territorio comunale. Sono queste le richieste contenute in una mozione inoltrata negli scorsi giorni dalle consiglier­e comunali Mps Angelica Lepori Sergi e Monica Soldini alla presidenza del legislativ­o di Bellinzona. Il documento prende spunto dal decesso, avvenuto settimana scorsa, di una 24enne eritrea a causa della caduta dal balcone situato al quinto piano; un gesto per il quale il marito è indagato per omicidio intenziona­le. “Nella maggior parte dei casi, e così è stato anche nell’episodio di Bellinzona – scrivono le consiglier­e –, la situazione di degrado e di violenza era già nota alla polizia che era intervenut­a per sedare alcune liti tra i coniugi senza però poi poter evitare il deteriorar­si della situazione. Questo, verosimilm­ente, dimostra la debolezza e l’inadeguate­zza delle misure di prevenzion­e e di sostegno alle vittime messe in atto fino ad oggi”. In generale, aggiungono, “la violenza domestica è spesso la reazione a un atto di libertà della donna, alla scelta della separazion­e o alla denuncia di maltrattam­enti e minacce”. Vengono forniti anche alcuni dati di polizia: in Svizzera nel 2016 si sono registrati 17’685 casi di violenza domestica, pari a un aumento del 2% (+388 reati) rispetto all’anno precedente. Nello stesso anno, la violenza domestica ha causato 19 vittime, per lo più donne (95%) e persone adulte (95%) e nel 90 per cento dei casi gli autori erano di sesso maschile. La mozione dovrà essere avallata dal Cc. Intanto sono aumentati i firmatari della segnalazio­ne che verrà inviata in Procura riguardo a due post considerat­i razzisti pubblicati su Facebook dopo la morte della 24enne. Da una quarantina, ieri i firmatari hanno raggiunto quota 68. Da noi contattato per sapere se il Ministero pubblico stia già indagando sulla questione – ricordiamo che il reato di discrimina­zione razziale è perseguibi­le d’ufficio – il portavoce Saverio Snider spiega che per ora nessun’inchiesta è in corso.

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