Placebook, per uscire fare comunità (reale)
Come sta cambiando oggi la condivisione della cultura nella società? Quali scenari ci aspettano con la diffusione saturante della comunicazione istantanea, del dilagante “selfie ergo sum”? Siamo inesorabilmente instradati su un registro comunicativo sempre più edonistico o il mondo del nostro smartphone potrà anche riconnetterci a temi “alti” e a luoghi fisici? In questo contesto una nuova applicazione promette, secondo gli esperti di sociologia e i massmediologi di quattro Università italiane (Firenze, Statale Milano, Torino e Bologna) che stanno collaborando al suo sviluppo, di rivoluzionare il panorama culturale della comunicazione social per superarne i due fenomeni collaterali poco virtuosi che la caratterizzano: un evidente isolamento, con la frequentazione di spazi esclusivamente virtuali, e la sostituzione della partecipazione civica con agorà telematiche. Come? Creando un nuovo concetto di sharing&meeting: il “glint”. WeGlint è un progetto «che richiama la necessità di ripensare la relazione tra i contenuti veicolati negli ambienti digitali e la realtà fisica – spiega all’Ansa Luca Toschi, docente di Sociologia dei processi culturali e generativi e direttore del Communication strategies Lab all’Università di Firenze –. Sempre più spesso, infatti, i media creano un immaginario che non corrisponde alla realtà. Per questo motivo, legare i contenuti digitali agli spazi fisici rendendo autori gli utenti che vivono in quei luoghi, porta a ripensare al ruolo della comunicazione come strumento per creare comunità». La piattaforma è nata dall’ingegno di un gruppo di manager milanesi, ed è al contempo un nuovo strumento digitale e un progetto sociale. Potrebbe essere riduttivamente definita una sorta di “street-Facebook»: «Crediamo che WeGlint possa davvero contribuire a riportare le persone, e i giovani in particolare, negli spazi urbani – dice uno dei cinque fondatori, Alessio Ravani, manager, fotografo e creativo digitale –. L’ora X è arrivata a Milano e a Roma: basta scaricare l’app gratuita dai normali store online, per entrare in contatto con notizie e post lasciati dalle persone nello spazio pubblico. Con un breve video ognuno potrà raccontare la sua città, i suoi viaggi, gli avvenimenti, o anche lasciare il proprio commento nei luoghi che hanno interessato già gli altri. E tutto questo sarà fruibile solo per chi passerà di lì, o ci sarà passato, “costringendo” quindi l’utente a frequentarli fisicamente, quei luoghi. Camminando, infatti, arriveranno sul telefonino le notifiche dei videomessaggi lasciati dagli altri. E, mentre da vicino si potrà interagire con essi, da lontano si potranno solo visualizzare la mappa con le località delle storie, e i relativi trailer». Insomma, non più “utenti” ma “cityteller”, protagonisti creativi e con contenuti significativi. Per passare da Facebook, il libro delle facce, a Placebook, il libro dei luoghi.