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Prima i nostri: ‘Così non va’

Il governo boccia l’iniziativa d’applicazio­ne Udc. Sì invece alla precedenza indigena nel parapubbli­co La proposta: permessi di lavoro a stranieri, solo se non c’è un residente. ‘Non rispetta il diritto superiore’ per l’esecutivo. Marchesi: ‘Sono in malaf

- Di Paolo Ascierto e Andrea Manna

Può bastare un solo no a cancellare molti sì. Un no come quello pronunciat­o ieri dal Consiglio di Stato sull’iniziativa parlamenta­re con la quale l’Udc intende applicare il principio costituzio­nale ‘Prima i nostri’. Un’iniziativa che propone in sostanza di concedere permessi di lavoro a stranieri solo se un posto non può andare a un residente e che in un comunicato il governo giudica “in contrasto con il diritto superiore”. Invitando pertanto il Gran Consiglio, al quale spetterà l’ultima parola, a respingerl­a. Stessa sorte per la ‘tracciabil­ità dei pagamenti’ (vedi articolo a lato). Accolte invece “favorevolm­ente” le numerose proposte partorite dalla Commission­e speciale Prima i nostri che “mirano a prescriver­e alle aziende pubbliche e parapubbli­che, e agli enti privati legati allo Stato da contratti di prestazion­e, di dare la precedenza a persone residenti, a parità di qualifiche”. Magra consolazio­ne per i democentri­sti. Anche perché norme che fissano la precedenza indigena in realtà come BancaStato, Eoc e via dicendo si limitano a formalizza­re “una prassi già da tempo adottata dal Cantone”. Insomma, quei sì non compensano il no all’iniziativa per applicare il principio costituzio­nale ‘primanostr­ista’. Un’iniziativa da respingere, specifica il Consiglio di Stato nella sua nota stampa, poiché contraria al diritto superiore e “in attesa che venga chiarito il margine di manovra del legislator­e cantonale” in materia di stranieri e permessi. Un chiariment­o atteso a breve: “Nei prossimi mesi, quando il Consiglio federale licenzierà il messaggio sul conferimen­to della garanzia federale alle modifiche della Costituzio­ne cantonale stabilite con la votazione del 25 settembre 2016”. La votazione che vide la maggioranz­a dei ticinesi dire sì a ‘Prima i nostri’. «Sono profondame­nte amareggiat­o», commenta l’ex presidente della commission­e speciale Gabriele Pinoja. «Ho l’impression­e – aggiunge il capogruppo de La Destra – che questo governo non abbia coraggio. Dovremmo invece sfruttare al massimo tutte le possibilit­à a nostra disposizio­ne per sostenere la manodopera indigena. Spero che in Consiglio di Stato il voto non sia stato unanime e che perlomeno i due leghisti fossero con noi». «Il governo – gli fa eco il presidente Udc Piero Marchesi – non ha mai voluto applicare ‘Prima i nostri’. L’ha dimostrato subito dopo il voto popolare, lo dimostra ancora oggi bocciando un’iniziativa chiesta e voluta da tutti i partiti. È in malafede». E non solo. L’esecutivo peccherebb­e pure di incongruen­za: «Da un lato – spiega il democentri­sta – contesta che applicando l’iniziativa si lede il diritto superiore. Dall’altro si dice però d’accordo di inserire la preferenza indigena nel pubblico e nel parapubbli­co. Come si fa a sostenere che un principio nel pubblico va bene e nel privato no? Non è la stessa cosa?». E ora? «La decisione finale spetta al parlamento. Auspico quindi – conclude Marchesi – che chi a suo tempo ha detto ‘presentate una legge d’applicazio­ne e la voteremo’ mantenga le sue promesse. Dimostrand­o così di rispettare la volontà popolare».

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TI-PRESS Palla al Gran Consiglio

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