‘L’unità’ al di là della strategia
Giusto un solo candidato Plrt per il dopo Burkhalter? Sì, no, forse. Ma c’è poca voglia di ‘ribaltone’ C’è ancora spazio per lanciare un ticket ticinese per il Consiglio federale? Difficile. Dentro e fuori il partito pare prevalere la voglia di fare front
Un solo candidato per la successione di Didier Burkhalter in Consiglio federale: è azzeccata la strategia dell’Ufficio presidenziale del Partito liberale radicale ticinese annunciata il mese scorso e confermata l’altro ieri con la scelta di un unico papabile, il deputato al Nazionale Ignazio Cassis? Il dibattito, in vista del Comitato cantonale del 1° agosto, è lanciato. A rompere il ghiaccio in casa Plrt, nello stesso giorno dell’ufficializzazione della candidatura di Cassis da parte dei vertici della sezione cantonale, è stato fra gli altri il granconsigliere Andrea Giudici. Che si è interrogato non sul nome del prescelto, ma sull’opportunità di puntare su una candidatura sola. La parola allora ad alcuni esponenti ed ex esponenti del partito. Per Moreno Colombo, già sindaco di Chiasso, una cosa è chiara: «Sarebbe un po’ una catastrofe» se il Primo d’agosto la ‘base’ liberale radicale decidesse di far saltare il tavolo. «Se il Comitato cantonale imporrà all’Ufficio presidenziale un’altra candidatura – spiega Colombo –, a quel punto temo che avremmo zero chance di eleggere un ticinese nel governo federale». Ciò detto, l’ex sindaco di Chiasso non si esprime sulla strategia del Plrt, «dietro alla quale ci sono sicuramente dei ragionamenti. Girando sul territorio ho in ogni caso sentito tantissimi fare il nome del consigliere di Stato Christian Vitta. Segno che il partito può contare su un consigliere di Stato molto preparato». Una o più candidature? «Sulle questioni tattiche non mi pronuncio, essendomi oltretutto distanziato dal Plrt già tempo fa», premette l’ex sindaco di Locarno Diego Scacchi. Che aggiunge: «La rivendicazione ticinese di un seggio in Consiglio federale è senz’altro condivisibile, ma non deve essere fatta a ogni costo. È giusto che il nostro Cantone sia rappresentato in seno al governo nazionale quando propone una personalità con una statura politica che la legittimi a pieno titolo a entrare in Consiglio federale. Francamente non mi sembra il caso nella fattispecie. Dal mio punto di vista la candidatura di Laura Sadis sarebbe più idonea, mi pare che abbia i requisiti, e non solo quelli politici, che potrebbero qualificarla positivamente per accedere al governo federale. È chiaro che nella costellazione politica attuale la sua candidatura potrebbe incontrare non poche difficoltà». I profili dei candidati «fino ad ora menzionati sono tutti di valore – annota Alain Scherrer, sindaco di Locarno –. Non conoscendo però nei dettagli le dinamiche a Palazzo federale e quindi gli aspetti su cui è necessario fare leva per raccogliere consensi, non mi permetto né di indicare un nominativo né di consigliare una strategia. Detto questo, quel che conta, ed è il mio auspicio, è che il Plrt si presenti a Berna in maniera compatta. Oggi il Ticino ha la concreta opportunità di far sì che un consigliere federale abbia i colori rossoblù, opportunità che difficilmente si ripresenterà in tempi brevi. Possiamo sfruttare questo momento ma ciò deve essere fatto senza provocare inutili ‘spargimenti di sangue’, perché le nostre energie dobbiamo investirle per costruire e non per distruggere». Sulla medesima lunghezza d’onda il deputato al Gran Consiglio Franco Celio: «Se il posto lasciato libero da Burkhalter fosse riservato al Ticino, potremmo allora disquisire sulle qualità di questo o quel candidato. Ma così non è: quel posto dobbiamo conquistarcelo e allora un po’ di pragmatismo e soprattutto di unità nel partito sono certamente auspicabili. E credo che la scelta del nostro Ufficio presidenziale non sia sbagliata: in veste di capogruppo alle Camere federali, Cassis si è fatto conoscere e rispettare. Le sue prese di posizione non sempre mi entusiasmano, ma questo è inevitabile». Celio ritiene non sbagliata anche la strategia dei vertici del Plr. «Un solo candidato ticinese, è vero, rischia di non essere eletto dall’Assemblea federale, ma questo rischio, credo, sarebbe maggiore con due (o più) candidati. Ciò perché si ‘eliminerebbero’ a vicenda a causa della dispersione dei voti. Se ad esempio cento parlamentari federali volessero un ministro ticinese, alcuni voterebbero per un candidato e alcuni per l’altro».