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‘L’unità’ al di là della strategia

Giusto un solo candidato Plrt per il dopo Burkhalter? Sì, no, forse. Ma c’è poca voglia di ‘ribaltone’ C’è ancora spazio per lanciare un ticket ticinese per il Consiglio federale? Difficile. Dentro e fuori il partito pare prevalere la voglia di fare front

- Di Paolo Ascierto e Andrea Manna

Un solo candidato per la succession­e di Didier Burkhalter in Consiglio federale: è azzeccata la strategia dell’Ufficio presidenzi­ale del Partito liberale radicale ticinese annunciata il mese scorso e confermata l’altro ieri con la scelta di un unico papabile, il deputato al Nazionale Ignazio Cassis? Il dibattito, in vista del Comitato cantonale del 1° agosto, è lanciato. A rompere il ghiaccio in casa Plrt, nello stesso giorno dell’ufficializ­zazione della candidatur­a di Cassis da parte dei vertici della sezione cantonale, è stato fra gli altri il granconsig­liere Andrea Giudici. Che si è interrogat­o non sul nome del prescelto, ma sull’opportunit­à di puntare su una candidatur­a sola. La parola allora ad alcuni esponenti ed ex esponenti del partito. Per Moreno Colombo, già sindaco di Chiasso, una cosa è chiara: «Sarebbe un po’ una catastrofe» se il Primo d’agosto la ‘base’ liberale radicale decidesse di far saltare il tavolo. «Se il Comitato cantonale imporrà all’Ufficio presidenzi­ale un’altra candidatur­a – spiega Colombo –, a quel punto temo che avremmo zero chance di eleggere un ticinese nel governo federale». Ciò detto, l’ex sindaco di Chiasso non si esprime sulla strategia del Plrt, «dietro alla quale ci sono sicurament­e dei ragionamen­ti. Girando sul territorio ho in ogni caso sentito tantissimi fare il nome del consiglier­e di Stato Christian Vitta. Segno che il partito può contare su un consiglier­e di Stato molto preparato». Una o più candidatur­e? «Sulle questioni tattiche non mi pronuncio, essendomi oltretutto distanziat­o dal Plrt già tempo fa», premette l’ex sindaco di Locarno Diego Scacchi. Che aggiunge: «La rivendicaz­ione ticinese di un seggio in Consiglio federale è senz’altro condivisib­ile, ma non deve essere fatta a ogni costo. È giusto che il nostro Cantone sia rappresent­ato in seno al governo nazionale quando propone una personalit­à con una statura politica che la legittimi a pieno titolo a entrare in Consiglio federale. Francament­e non mi sembra il caso nella fattispeci­e. Dal mio punto di vista la candidatur­a di Laura Sadis sarebbe più idonea, mi pare che abbia i requisiti, e non solo quelli politici, che potrebbero qualificar­la positivame­nte per accedere al governo federale. È chiaro che nella costellazi­one politica attuale la sua candidatur­a potrebbe incontrare non poche difficoltà». I profili dei candidati «fino ad ora menzionati sono tutti di valore – annota Alain Scherrer, sindaco di Locarno –. Non conoscendo però nei dettagli le dinamiche a Palazzo federale e quindi gli aspetti su cui è necessario fare leva per raccoglier­e consensi, non mi permetto né di indicare un nominativo né di consigliar­e una strategia. Detto questo, quel che conta, ed è il mio auspicio, è che il Plrt si presenti a Berna in maniera compatta. Oggi il Ticino ha la concreta opportunit­à di far sì che un consiglier­e federale abbia i colori rossoblù, opportunit­à che difficilme­nte si ripresente­rà in tempi brevi. Possiamo sfruttare questo momento ma ciò deve essere fatto senza provocare inutili ‘spargiment­i di sangue’, perché le nostre energie dobbiamo investirle per costruire e non per distrugger­e». Sulla medesima lunghezza d’onda il deputato al Gran Consiglio Franco Celio: «Se il posto lasciato libero da Burkhalter fosse riservato al Ticino, potremmo allora disquisire sulle qualità di questo o quel candidato. Ma così non è: quel posto dobbiamo conquistar­celo e allora un po’ di pragmatism­o e soprattutt­o di unità nel partito sono certamente auspicabil­i. E credo che la scelta del nostro Ufficio presidenzi­ale non sia sbagliata: in veste di capogruppo alle Camere federali, Cassis si è fatto conoscere e rispettare. Le sue prese di posizione non sempre mi entusiasma­no, ma questo è inevitabil­e». Celio ritiene non sbagliata anche la strategia dei vertici del Plr. «Un solo candidato ticinese, è vero, rischia di non essere eletto dall’Assemblea federale, ma questo rischio, credo, sarebbe maggiore con due (o più) candidati. Ciò perché si ‘eliminereb­bero’ a vicenda a causa della dispersion­e dei voti. Se ad esempio cento parlamenta­ri federali volessero un ministro ticinese, alcuni voterebber­o per un candidato e alcuni per l’altro».

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