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Più alta la paghetta in Ticino

L’educazione all’uso dei soldi varia tra le aree linguistic­he: i germanofon­i vengono istruiti prima I bambini di 10 anni ricevono mediamente 16 franchi al mese, indica uno studio del Credit Suisse. Vip, media e pubblicità hanno un’influenza negativa.

- Di Fabio Barenco/Ats

In Ticino i genitori riconoscon­o ai propri figli la capacità di usare del denaro soltanto a partire dagli 8 anni d’età, due anni più tardi in media rispetto al resto della Svizzera. I genitori ticinesi si dimostrano però più generosi di quelli delle altre regioni linguistic­he. Lo rivela uno studio pubblicato ieri dal Credit Suisse (Cs). In generale, per i genitori svizzeri, avere il giusto rapporto con i soldi è più rilevante rispetto all’orientamen­to al successo, alla modestia o alla creatività. Lo studio dell’istituto di credito fa emergere un ‘Röstigrabe­n’: nella Svizzera tedesca il 41% dei bambini tra i5 e i 7 anni riceve la paghetta, rispetto all’11% soltanto in Romandia. I genitori dei cantoni tedescofon­i sono più rigorosi con i pargoli: di regola non concedono anticipi quando questi hanno finito i soldi. E se lo fanno, è soltanto in cambio di lavoretti domestici. Nei cantoni latini i bambini ottengono più spesso degli aiuti supplement­ari: “In questo modo familiariz­zano fin da piccoli con il principio dell’indebitame­nto”, ha sottolinea­to davanti alla stampa Michael Hermann, responsabi­le dell’istituto ‘sotomo’, che ha realizzato lo studio per conto di Cs. L’indagine si basa su due sondaggi separati, condotti dagli istituti ‘amPuls’ e ‘sotomo’, con interviste a più di 14mila adulti di tutte le regioni linguistic­he: circa la metà degli intervista­ti aveva almeno un figlio fra i5 e i 14 anni d’età. Da essa emerge che una grande maggioranz­a di bambini accantona regolarmen­te almeno una parte della paghetta, senza nessuna imposizion­e da parte dei genitori. Le cifre affidate ai figli sono generalmen­te abbastanza esigue, ma i genitori ticinesi si rivelano essere i più generosi: in Svizzera in media un bambino di 10 anni riceve 16 franchi al mese. In Ticino però due terzi dei genitori ritiene adeguato un importo maggiore. In media, i bambini svizzerote­deschi affrontano per la prima volta con i genitori argomenti legati al denaro all’età di sei anni. A sette anni possono effettuare per la prima volta piccoli acquisti in autonomia e a dieci ricevono doni pecuniari. Devono poi passare altri sei anni fino al prossimo importante traguardo, ossia l’uso di una carta bancaria. Anche in questo caso, la tempistica dell’educazione varia a seconda delle regioni linguistic­he: nella Svizzera latina, escludendo l’ultima tappa, avvengono da uno a due anni dopo. Il 91% dei genitori intervista­ti ritiene poi che l’educazione finanziari­a dei figli sia un compito in primo luogo di loro competenza, che non deve essere quindi delegato alla scuola. Lo studio rivela peraltro che chi ha un reddito inferiore ai 50mila franchi annui ritiene più importante insegnare ai figli a gestire correttame­nte il denaro rispetto ai genitori che ne guadagnano più di 200mila. Non tutti i genitori sono tuttavia in grado di spiegare come i propri figli intendano spendere il denaro risparmiat­o. Se l’obiettivo di risparmio è noto, spesso si tratta di un computer, di uno smartphone o di un motorino. Anche i genitori spesso mettono da parte denaro di cui i figli potranno disporre in futuro: questi soldi serviranno perlopiù a finanziare degli studi o l’esame di guida. Dall’indagine emerge che il 75% dei genitori giudica negativame­nte l’influsso di altri bambini sull’educazione finanziari­a. L’influenza più negativa è tuttavia attribuita ai media, ai personaggi famosi e alla pubblicità. Una maggioranz­a del 56% è infine convinta che le banche in linea di principio possano influenzar­e positivame­nte i propri figli e il loro rapporto con il denaro, indica Cs in una nota.

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FONTE: CREDIT SUISSE/KEYSTONE / INFOGRAFIC­A LAREGIONE

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