Wray ha imparato la lezione: ‘Mai da solo con Trump’
Washington – È “altamente improbabile” che il nuovo capo dell’Fbi Christopher Wray possa incontrare “da solo” Donald Trump. Conscio di che cosa ha significato farlo per il suo predecessore a capo del Bureau James Comey, nell’audizione di conferma al Senato Wray ha detto che non intende seguirne le orme. Non solo per mettersi al riparo dalle ricostruzioni artefatte del presidente, ma per distanziarsi dallo stesso Comey. Dal quale intende distinguersi senza equivoci: rispondendo ad una domanda sulla gestione dell’indagine sulle email di Hillary Clinton, Wray ha infatti affermato di “non riuscire a immaginare una situazione in cui terrebbe una conferenza stampa su un individuo non ancora incriminato” (come fece invece Comey con Clinton, in piena campagna elettorale). Succeduto a Comey mentre il Russiagate scivolava verso la palude in cui si dibattono i Trump (padre, figlio, genero) Wray non solo ha detto di non considerare “una caccia alle streghe” l’inchiesta condotta dal procuratore speciale Mueller, ma anche di non avere “motivo di dubitare” delle informazioni di intelligence che rivelano tentativi di interferenza (che lui stesso considera “inaccettabili”) nelle elezioni americane da parte della Russia. Quanto a sé, il nuovo capo del Federal Bureau of Investigation ha assicurato che agirà in nome di una giustizia imparziale. E, alla luce dei fatti, la sua audizione è andata ben oltre un collaudato copione. Quando Wray parlava di indipendenza sapeva di non rispondere a domande di routine.“Non lascerò mai che il lavoro dell’Fbi sia influenzato da altre cose che non siano i fatti, il diritto e la ricerca di una giustizia imparziale”. Programma di un certo impegno per un uomo messo lì da Trump. Al cui proposito, Wray ha aggiunto guiderà l’Fbi senza concessioni o favoritismi e “certamente” senza “alcun riguardo verso le influenze politiche”. «Chiunque pensi che sarò un punching ball come direttore dell’Fbi di sicuro non mi conosce bene», ha aggiunto.