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Consolato, trattative in sospeso

Il nuovo vincolo di tutela imposto dal Cantone cambia le carte in tavola e della compravend­ita Il ritardo è originato dalla variante beni culturali i cui effetti sullo storico edificio sono al vaglio dell’investitor­e interessat­o all’acquisizio­ne

- Di Alfonso Reggiani

Si fa più complicata del previsto la vendita del Consolato generale d’Italia a Lugano. Il vincolo posto dal Cantone, nell’ambito della variante beni culturali della città che include l’oggetto nella zona di protezione con tanto di perimetro di rispetto, ha cambiato le carte in tavola. L’investitor­e interessat­o all’acquisto sta infatti ancora valutandon­e gli effetti. Di riflesso, è bloccata anche la trattativa per l’acquisizio­ne di quella che sarà la nuova sede consolare dello Stato italiano. «Il nuovo quadro giuridico ha in effetti cambiato le carte in tavola – ci spiega il console generale a Lugano Marcello Fondi –. Dobbiamo capire se in questo contesto l’investitor­e interessat­o all’acquisizio­ne dell’immobile è ancora disposto a comprarlo». Ma le trattative non sono sfumate. Continuano. «Conoscerem­o l’epilogo della compravend­ita prossimame­nte – prosegue il console –. Eravamo quasi pronti per concludere, ma il vincolo di protezione cantonale pubblicato e ratificato sia dal Consiglio di Stato che dalla Città di Lugano ha provocato qualche ritardo». Non solo. La trattativa per la vendita ha subito inevitabil­mente anche qualche modifica alla luce della nuova situazione giuridica in cui si trova l’immobile. Il console si dichiara tuttavia ottimista: «Stiamo proseguend­o fiduciosi di arrivare a una conclusion­e nel corso dell’estate. Lo stesso discorso vale anche per le trattative per insediare il consolato d’Italia in una nuova sede. In effetti, sono duplici le trattative, quindi essendosi bloccata la vendita, pure il cambio di sede resta in sospeso. Stiamo cercando di concludere entrambe però non dipende più soltanto da noi». Entrambe le trattative che corrono parallelam­ente e dipendono una dall’altra non dovrebbero protrarsi oltre l’estate.

Ristruttur­azioni possibili ma...

Lo storico edificio situato in via Ferruccio Pelli 16 venne edificato nel 1935 in stile fascista ed è di proprietà dello Stato italiano. Si sviluppa su tre piani fuori terra, uno chiamato “ammezzato” e un ulteriore piano seminterra­to per un volume complessiv­o di 10’678 metri cubi, mentre la superficie del fondo è di poco più di 2’300 metri quadri e l’area non edificata di 1’477. Da oltre un anno il Ministero degli affari esteri vuole cambiare la sede istituzion­e del Consolato e contempora­neamente cerca un immobile da acquistare. E le trattative fra le parti si stavano chiudendo. Ora però l’oggetto, peraltro già posto sotto tutela dei Beni culturali della vicina Penisola, è stato inserito nel cosiddetto perime-

tro di rispetto. Di cosa si tratta? È una zona di protezione dei monumenti che regola gli interventi architetto­nici e urbanistic­i nelle immediate vicinanze del bene culturale tutelato. Dapprima la Città, nel suo piano, aveva unito i perimetri per il Consolato e la Banca del Gottardo, poi però per quest’ultima

non è stata istituita la tutela cantonale. Così, il Consiglio di Stato ha modificato d’ufficio la zona di perimetro della sede consolare, inserendov­i Villa Saroli. Una zona delimitata da via Ginevra a sud, via Franscini a est, via Berna a nord fino a via Pelli. In concreto, le ristruttur­azioni sono possibili se rispettano gli aspetti spaziali e monumental­i dell’edificio protetto, in particolar­e per gli spazi verdi (giardini e recinzioni) e la viabilità (posteggi e manufatti vari). Per cui, per ogni intervento è richiesto lo studio accurato dei volumi, dei materiali e dei colori in rapporto al bene protetto.

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Lo storico edificio situato in via Ferruccio Pelli 16

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