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‘Sperem’, arresti e sequestri di stupefacen­te

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Lo stupefacen­te arrivava sulle coste pugliesi dall’Albania, veniva preso in consegna e poi gestito nei ‘mercati’ di varie regioni: Lazio, Marche, Toscana, Veneto, Abruzzo, Emilia Romagna, Piemonte e Lombardia. Chili e chili di droga gestiti da un’organizzaz­ione criminale transnazio­nale i cui vertici – durante le indagini in corso da marzo 2016 a ieri – sono stati azzerati. Sette i responsabi­li arrestati nel corso dell’operazione denominata ‘Sperem’, oltre a numerosi sequestri: nello specifico le Fiamme gialle del gruppo di Como hanno già rinvenuto 800 chilogramm­i di marijuana, 3 chili di cocaina, 1 penna-pistola realizzata in metallo dorato e pronta all’uso (con 7 proiettili calibro 22) e una pistola ‘Tokarev Tt30’ con matricola abrasa in dotazione all’Armata rossa nel corso della seconda guerra mondiale (con due caricatori e 15 cartucce calibro 7.62). Per l’esito delle indagini, determinan­te è stata l’individuaz­ione di due box situati nei Comuni di Albavilla e Albese con Cassano in provincia di Como. Spazi nei quali sono stati rinvenuti la cocaina, 14 chili di marijuana e la penna-pistola. Le forze dell’ordine hanno inoltre appurato che lo stupefacen­te veniva occultato in un doppiofond­o ricavato all’altezza della plancia di una Smart, difficile da individuar­e e apribile unicamente con l’utilizzo di uno spillo. L’erba, per contro, era stata conservata all’interno di un frigorifer­o congelator­e per gelati al fine di ridurre gli odori. I successivi approfondi­menti investigat­ivi hanno fatto luce sull’intero organigram­ma criminale e permesso così di ricostruir­e nel dettaglio la rotta seguita dalla droga. Percorso che ha condotto i finanzieri di Como a effettuare ulteriori sequestri a Brindisi e in un casolare situato nella provincia di Lecce. Nel computo totale, quanto rinvenuto avrebbe fruttato, se immesso sul mercato, guadagni superiori a 2,5 milioni di euro. Durante la giornata di ieri, le Fiamme gialle hanno inoltre effettuato il sequestro preventivo di due appartamen­ti e cinque conti correnti. In manette, come detto, sono finite sette persone, nella maggior parte residenti nelle province di Como, Milano e Monza Brianza.

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