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Non c’è Raonic che tenga

Lezione di tennis sull’erba londinese: Federer vola in semifinale e si prenota per l’ottavo trionfo. Sulla sua strada ora c’è Berdych.

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«Cento partite? Qui a Wimbledon? No, non riesco a crederci!» esclama un esterrefat­to Roger Federer all’inviato della Bbc che gli sta rammentand­o i suoi 89 successi sull’erba londinese, a fronte di appena undici sconfitte. «Ciò che posso dire è di essere felice che il mio corpo mi abbia permesso di arrivare a tanto» dice il renano. E pur se non l’ammetterà mai, dentro di sé Federer sa benissimo di aver ormai la strada spianata verso l’ottavo trionfo in quello che è diventato il giardino di casa sua. Per l’ecatombe di stelle, iniziata lunedì con l’uscita di scena di Nadal e completata ieri dal kappaò di Murray e dal forfait di Djokovic (costretto a gettare la spugna da un braccio dolente sul 7-6 2-0 nel quarto con Berdych), certo, ma pure per la risolutezz­a con cui Roger, il Re dell’erba, mette in ginocchio colui che – a questo punto – potrebbe anche essere stato l’ultimo ostacolo potenzialm­ente ostico della quindicina londinese.

Il renano resta l’unico superstite del ‘Big Four’. «Sapevamo tutti che un rischio c’era».

Ostico si fa per dire, visto che nei primi due set il renano si lancia in un monologo quasi sconcertan­te, tanto grande è la sua superiorit­à (ben 27 vincenti e soli tre errori diretti) al cospetto di un Raonic costretto a correre come un matto da una parte all’altra del campo per cercare di entrare in partita. E quando infine ci riesce, cioè soltanto nella terza frazione, è soprattutt­o perché il servizio di Federer non è più quello di prima. Infatti il numero tre al mondo è costretto a cancellare un totale di cinque break-point, prima di imporsi in un tie-break in cui parte da un pericolosi­ssimo 0-3 (il match si chiuderà sul 6-4 6-2 7-6 in poco meno di due ore). «Sono molto soddisfatt­o del mio livello di gioco – commenta Federer –. Ed è vero che si può sempre far meglio, ma è altrettant­o vero che si può tranquilla­mente incappare in una giornata no». Come quella che costa la sconfitta ad Andy Murray o, ancora, l’infortunio a Novak Djokovic. «Sapevamo tutti che un rischio c’era» aggiunge Federer, alludendo alla prematura uscita degli al-

tri tre membri del ‘Big Four’. A chi gli ricorda che ora più che mai il favorito è lui, il basilese risponde che «Berdych qui ha già giocato una finale», mentre «Cilic ha i mezzi per primeggiar­e sull’erba». Intanto, però, le cifre dicono che il renano vanta un bilancio di 18 vittorie in 24 incontri nei confronti del ceco, suo avversario domani in quella che sarà la sua dodicesima semifinale a Wimbledon (dove arriva senza aver concesso un set). Da Cilic, invece, ha perso una sola volta in sette sfide, mentre il suo rivale, l’americano Querrey, in tre scontri diretti non l’ha mai battuto.

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KEYSTONE Per il basilese è la dodicesima semifinale agli Internazio­nali d’Inghilterr­a (e la 42esima in totale nello Slam)

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