Lavorare più a lungo invece della pensione
L’Ubs: entro il 2027 1,1 milioni di lavoratori si ritireranno. Molti non verranno sostituiti.
La Svizzera rischia di essere confrontata a una penuria di manodopera qualificata nei prossimi dieci anni. Secondo Ubs una vita lavorativa più lunga potrebbe attenuare il problema, occorre tuttavia migliorare la reintegrazione della forza lavoro più anziana e rendere più attrattivo il prolungamento del lavoro oltre l’età di pensionamento. Nel prossimo decennio circa 1,1 milioni di persone in Svizzera raggiungeranno i 65 anni e quasi 690mila lavoratori (a tempo pieno) usciranno dal mercato del lavoro, sostiene la grande banca in una nota diramata ieri. Senza immigrazione, subentreranno solo circa 480mila lavoratori. Se l’occupazione continuerà a crescere come finora, nei prossimi dieci anni mancheranno 480mila lavoratori a tempo pieno; sarà dunque inevitabile una carenza di personale qualificato dovuta a fattori demografici. Una vita lavorativa più lunga può aiutare a contrastare sia la carenza di personale qualificato dovuta a fattori demografici sia l’aumento dei costi delle assicurazioni sociali, afferma Ubs. Dagli anni 90 la partecipazione al mercato occupazionale dei lavoratori più anziani è aumentata, a causa dei cosiddetti ‘baby boomer’. Di conseguenza è però salito anche il numero di persone colpite da disoccupazione dopo i 50 anni che faticano a reinserirsi nel mercato del lavoro. In ragione del delinearsi di questa carenza di personale qualificato dovuta a fattori demografici, le aziende nei prossimi anni dipenderanno sempre di più dai lavoratori più anziani, anche da quelli in età pensionabile. Stando a Ubs le aziende potranno conquistare un vantaggio competitivo sul mercato del lavoro se andranno incontro al desiderio, dei lavoratori più anziani, di poter ridurre gradualmente il grado di occupazione. Per un passaggio lineare e un trasferimento delle competenze graduale tra le generazioni, una soluzione interessante è offerta dal modello del ‘job-sharing’, con un lavoratore più anziano e un occupato a tempo parziale più giovane. Con una strutturazione flessibile dei contratti di lavoro, le aziende possono inoltre andare incontro alle nuove esigenze dei collaboratori più in là con gli anni. Una possibilità è rappresentata dall’estensione del termine di disdetta a favore dei lavoratori, combinata con il prolungamento della vita lavorativa oltre i 65 anni oppure con un’uscita scaglionata. Ciò aumenterebbe pure la sicurezza della pianificazione per le aziende. Un’altra possibilità, rileva Ubs, è l’integrazione della formazione (o del perfezionamento professionale) nel sistema di retribuzione. Ad esempio al posto di ferie supplementari, aumenti salariali o bonus. Una terza opzione sarebbe un accordo contrattuale sul salario lordo e non più sul salario netto, in modo tale che il collaboratore rimanga interessante per l’azienda nonostante gli aumenti delle prestazioni accessorie al salario.