Lula sfida i giudici e si candida
Ansa/red
Rio de Janeiro – «Se pensano di avermi messo fuori gioco si sbagliano di grosso». Il giorno dopo la sentenza di condanna a oltre nove anni di carcere per corruzione e riciclaggio, Luiz Inácio Lula da Silva ha annunciato che nel 2018 si candiderà per la rielezione alla presidenza della repubblica. L’ex capo di Stato brasiliano, parlando nella sede del suo Partito dei lavoratori (Pt) a San Paolo, ha prima sostenuto che la sentenza è stata emessa per impedirgli di disputare nuove elezioni, poi ha ufficializzato quanto era già nell’aria: la sua candidatura. Per l’ex presidente-operaio la sentenza pronunciata dal giudice Sergio Moro, responsabile per l’inchiesta Lava Jato, si inserisce nel contesto del “golpe”, avviato con l’attacco contro Dilma Rousseff, l’ex presidente destituita lo scorso agosto in seguito a impeachment. «Ma il golpe – ha affermato Lula – non sarebbe stato completo senza che si impedisse anche la mia candidatura». L’ex capo di Stato è ancora oggi il politico (benché ormai senza cariche) più carismatico e popolare del Brasile. E facendo leva su questo status, ha ribadito la teoria della macchinazione ai suoi danni, per esclusivo tornaconto politico altrui. «Voglio fare un appello: se qualcuno ha anche una sola prova contro di me per favore la tiri fuori».La sua condanna, ha insistito, sarebbe stata piuttosto l’epilogo di una “serie di menzogne”, prima imbeccate alla stampa, poi reiterate da polizia federale e pubblici ministeri. Durissimo in particolare il giudizio di Lula nei confronti di ‘Rede Globo’, la principale emittente nazionale, le cui news non avrebbero altra funzione se non di “disseminare odio nel Paese”. Di qui la decisione e l’annuncio: «A partire da adesso rivendicherò dal mio partito il diritto» a poter aspirare alla candidatura per le presidenziali del 2018. In base ai sondaggi precedenti alla sua condanna, Lula continua a tenere saldamente la testa delle preferenze dei brasiliani. Per questo, nel Pt, anche i più scettici dell’opportunità di ricandidarlo preferiscono tacere e aspettare.