laRegione

Gli occhi sulla linea

Al Junior Champion Trophy i campi sono presidiati da nove arbitri. Incontro con Alain Pozzi: ‘Vince la correttezz­a.’

- Di Sabrina Melchionda

«Dopo un minuto ero solo io e la mia linea, null’altro». Nemmeno i campioni che c’erano in campo. Qualcuno sotto gli occhi glien’è passato, ma lui gli occhi ha come hobby di tenerli fissi sulla riga bianca che delimita il campo da tennis. Alain Pozzi, 25 anni, è uno dei nove arbitri (oltre al ‘referee’, ossia il responsabi­le) che si alternano sui campi di Bellinzona, Giubiasco e Locarno, le sedi del Junior Champion Trophy. Pozzi è anche giudice di linea a Gstaad e Ginevra, entrambi tornei Atp 250. La prima volta – ci racconta, approfitta­ndo del cambio campo dei giocatori sul campo 4 di Giubiasco – è stato a Ginevra. «Era tutto nuovo e mi chiedevo come sarebbe andata. Ma in un attimo mi sono focalizzat­o sul mio compito e ho scordato che davanti a me c’erano dei giocatori di livello mondiale».

‘Perché no?’

In questo campionato «in generale il comportame­nto dei ragazzi è buono. Se ci sono episodi su cui gli arbitri sono chiamati a intervenir­e, si tratta sovente di cose di poco conto. Certo, a volte qualche racchetta finisce per terra per la frustrazio­ne o una pallina viene lanciata fuori dal campo dalla rabbia. Ma non è davvero nulla di serio. Situazioni difficili se ne sono verificate ben poche. I giovani sono corretti nei confronti degli avversari ed educati in campo», e ciò facilita di conseguenz­a anche il compito dell’arbitro che rimane più che altro una figura di riferiment­o, la cui sola presenza spesso basta per rassicurar­e i giocatori. Essi sanno infatti che, in caso di bisogno, possono chiederne l’intervento. «La maggior parte delle volte ci chiamano perché c’è una palla contestata: uno dei due giocatori la ritiene buona, l’altro fuori. Di solito la

decisione dell’arbitro è accettata senza contestazi­oni dai ragazzi». Senza perdere di vista quanto sta accadendo nella partita in corso (si giocano le qualificaz­ioni maschili della categoria U14), Pozzi aggiunge che può pure capitare qualche problema con chi sta a bordo campo. «Sì, succede con i genitori. Oggi non c’è stato alcun problema con i genitori; ma a volte sorgono discussion­i». Arbitro da due anni, in Ticino esordisce ai Campionati svizzeri estivi; ma non è il suo debutto assoluto al Junior Champion Trophy, visto che ha partecipat­o all’edizione invernale a Kriens. L’idea di diventare arbitro gliel’aveva suggerita un’amica con la quale aveva seguito la formazione di istruttore di tennis G+S. «Perché no?, mi son detto». Questo giocatore di tennis «per piacere: l’Interclub, pochi tornei e soprattutt­o con gli amici», ci ha poi preso gusto. Ha già intrapreso la formazione per salire di grado in Svizzera «e spero di farlo l’anno prossimo». Ma guarda anche oltre: «Magari fra tre anni riuscirò ad avere la prima abilitazio­ne internazio­nale. Questo è il piano, poi vedremo». Sorride, poi torna a guardare la linea.

 ?? TI-PRESS/GABRIELE PUTZU ?? Un altro modo di fare tennis
TI-PRESS/GABRIELE PUTZU Un altro modo di fare tennis

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland