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Ma perché Cassis?

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La trascenden­za intesa nel semplice fatto di valori che passano da una generazion­e all’altra ci parla degli svizzeri tedeschi come soggetti seriosi, raziocinan­ti, pragmatici e affidabili – quelli che in certa misura i latini di lingua italiana chiamano ancora “teste quadre”. Il 20 settembre i rappresent­anti di questi valori potrebbero riconoscer­e che la presenza al governo federale della cultura italiana è importante, interessan­te e rispettabi­le – anche se niente affatto indispensa­bile. Da parte loro l’accesso al vertice di un ticinese questa volta potrebbe essere scontato, se non altro per motivi di reciprocit­à, coerenza, rispetto. Ma pure la curiosità c’entra, poiché essi si attendono da sempre e sempre (nell’ambito istituzion­ale in genere) di ricevere dal sud rivendicaz­ioni più ricche di argomenti plausibili e meno cariche di eccessi labiali (O. Martinetti le chiama “megafono di acrimonia”). Non è un caso se essi serbano il ricordo di rivendicaz­ioni (anche le recenti: frontalier­i, migranti eccetera) sempre impellenti e riconosciu­te poi come giustifica­te per metà o per un quarto. I ticinesi lo sanno e ne hanno ben donde. Infatti il ragionamen­to primo e ultimo sul candidato unico è stato quello del timore: se non siamo buoni e riservati, anche qui arriva il castigo. Ma la domanda “perché Cassis?” è lo spettro che da ora gira involontar­io nelle teste d’Oltralpe, perché i ragionevol­i confederat­i tanto tetragoni e insipidi non sono. Perché un’elezione così noiosa, quando una scelta un poco più politica darebbe brio all’evento? Laura Sadis ha certo l’intelligen­za per occupare direttamen­te il posto di Burkhalter senza inani rimescolam­enti! Perché non aspettarsi una significat­iva mattinata “selvaggia”?

Roberto Kufahl, Torre

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