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Gli 80 anni di ‘Seo’ Dell’Acqua, simbolo del basket ticinese

Sergio ‘Seo’ Dell’Acqua compie domani 80 anni. È stato il simbolo del basket ticinese degli anni Sessanta-Settanta, l’anima della Federale, il giocatore più carismatic­o che abbia calcato i parquet di casa nostra. E anche oggi non rinuncia a scendere in ca

- Di Dario ‘Mec’ Bernasconi

Domani, 16 luglio, Sergio “Seo” Dell’Acqua compie ottant’anni. Ma se lo incontri in strada, in ufficio o su un campo da basket non lo diresti affatto che abbia quest’età. Perché il dinamismo, la gioia di vivere, la voglia di non staccarsi dalla palla a spicchi sono quelli di un tempo. Magari i ritmi sono cambiati, ma la voglia di vincere anche le sfide con gli altri compagni di ventura, mediamente di vent’anni più giovani, è identica a quella di un tempo. Seo è certamente l’emblema del basket ticinese, il giocatore più carismatic­o e quello dotato di un talento come ce n’erano pochi negli anni Sessanta e Settanta. E pure in seguito non ci sono stati giocatori di pari livello.

In campo internazio­nale non si possono dimenticar­e le sfide con Tel Aviv, Cantù e Real Madrid

È sempre difficile fare paragoni fra ere diverse, ma la tecnica di Sergio ha conosciuto pochi eguali in Ticino: palleggio, penetrazio­ni, passaggi, tiro erano un tutt’uno di alta qualità. E anche in difesa era un vero mastino, trascinato­re di prim’ordine. E la Federale era la sua squadra. Una maglia quasi tatuata addosso, visto e considerat­o che non ha mai voluto cambiarla in 24 anni. Era il beniamino di tutti, a cominciare dai suoi presidenti, in primis Chico Frigerio, con cui la condivisio­ne degli obiettivi era assoluta, così come la generosità nei confronti del suo capitano. «Tutti mi hanno sempre voluto bene, dal primo all’ultimo, e devo loro riconoscen­za per tutta la generosità con la quale mi hanno trattato e per la stima che mi hanno dimostrato, amicizie durate sino ad oggi», ci diceva in una recente intervista. Una persona cresciuta a pane e basket, anche se le sue attività sportive si prolungava­no nel calcio, dove era un giocatore di quelli tosti per tutti gli avversari. Anche se ha vinto la Coppa Svizzera dei veterani con Savosa nel 1990, dopo tutta la trafila dagli interregio­nali in poi, è stato il basket la disciplina che gli ha dato tutto: dai titoli di campione svizzero, il primo nel 1974, alla Coppa Svizzera. E anche in campo internazio­nale Seo è stato protagonis­ta... «Come dimenticar­e le sfide con Tel Aviv, Cantù e Real Madrid in una Gerra nella quale non entrava più nemmeno un fiammifero – continua Seo –. Partite indimentic­abili come l’aver poi giocato la gara di ritorno in palazzetti che noi neanche ci sognavamo». Ovviamente, ci sono state le partite con la Nazionale, altro punto significat­ivo della sua vita sportiva, chiusa con l’ultima sfida a Roma contro l’Italia a soli 24 anni e dopo 29 gare in maglia rossocroci­ata. «Ho rinunciato alla Nazionale per motivi di lavoro, dato che ci si trovava già il venerdì a Macolin e per me la perdita era troppo elevata», afferma con un certo rammarico.

L’amarezza più grande, la sconfitta contro il Pregassona di Williams che lo privò di una finale di Coppa unica, il derby con il Viganello

Settecento gare in Lega Nazionale A e 5 volte capocannon­iere, senza per questo essere definito un mangiapall­oni, dato che i suoi assist erano distribuit­i in ogni gara. Ma giocando a fianco di fenomeni veri, come Manuel Raga, Ken Brady, Louis Dumbar, e altri ancora, consideran­do anche che i ticinesi erano decisament­e di buona qualità, gli spazi c’erano per tutti. Senza dimenticar­e le sfide più accese nei derby che si giocavano praticamen­te ogni weekend, visto che le squadre in campionato erano ben quattro, Federale, Viganello, Pregassona, Molino Nuovo. «I derby sono stati momenti topici per il nostro basket, in palestra non c’erano spazi, i tifosi arrivavano un’ora prima per trovare posto». E se c’è un derby perso che ancora brucia, è quello a Pregassona in semifinale di Coppa Svizzera contro Williams e compagni. Non per la sconfitta in sé, visto che quella ci può sempre stare anche per uno che non ama perdere, ma per non aver potuto giocare il derby più speciale di ogni tempo, quello disputato a Mezzovico fra Viganello e Pregassona, davanti ad oltre 2’500 persone, nell’atto conclusivo di Coppa. Un appuntamen­to unico che Seo non avrebbe mai voluto perdersi. «È uno dei pochi dispiaceri mai completame­nte dimenticat­i, così come le emozioni uniche per grandezza, provate per aver giocato per alcuni minuti con mio figlio Ivano in campionato, e contro l’Olympic, prima di smettere, a 40 anni e proprio quarant’anni fa». Smettere? Ma quando mai! Seo non smetterà mai, Seo continua anche oggi, almeno un paio di volte alla settimana, con altri “vecchietti” del basket, con lo stesso entusiasmo, con i suoi palleggi, il suo tiro, le sue penetrazio­ni. E non provate a rubargli palla o a sfidarlo nell’uno contro uno perché, se non ci arriva con la tecnica o con il fiato, state pur certi che un modo per non lasciarvi andare lo trova. Poi un “cinque” di scuse, la sua contagiosa risata, e via per un’altra azione verso quel canestro che è stato un riferiment­o costante nei suoi ottant’anni di vita. Auguri, intramonta­bile Seo.

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TI-PRESS/SCOLARI Sergio Dell’Acqua oggi, sempre attaccato alla palla a spicchi
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TI-PRESS/D. AGOSTA I ricordi di una vita
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Con la maglia della Federale

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