Un giudice delle Hawaii sgambetta il Muslim ban
Washington – C’è un giudice alle Hawaii. Ma per Trump non è quello giusto. Questo ha di nuovo segato una gamba al “Muslim ban” scritto e riscritto dal presidente per renderlo compatibile con la Costituzione. Il giudice distrettuale (con competenze federali) Derrick Watson ha di fatto “aperto le porte” ai nonni che vogliano ricongiungersi ai familiari negli Usa pur provenienti dai sei Paesi a maggioranza musulmana oggetto delle restrizioni. La reazione dell’amministrazione è arrivata per bocca del ministro della Giustizia Jeff Sessions che ha già annunciato un ricorso in Appello davanti alla Corte Suprema. Il giudice Watson ha stabilito che i limiti imposti sull’ingresso negli Usa ad alcune categorie “classificate” secondo vari livelli di parentela – alla base della recente applicazione del provvedimento dopo la travagliata e contestata genesi del “bando” – non corrispondono alle intenzioni della Corte Suprema. Ovvero, si basano su una interpretazione restrittiva della decisione che ha consentito lo sblocco del divieto già oggetto di una lunga sfida giudiziaria. Secondo il giudice Watson si è trattato di una interpretazione oltremodo restrittiva, per rimediare alla quale ha ritenuto di intervenire. Sulla base del “buon senso”, ha affermato. E «il buon senso, per esempio, indica che la definizione di parenti stretti includa i nonni», ha spiegato il giudice illustrando le sue motivazioni per la decisione, che riguarda lo Stato delle Hawaii ma si estende a tutto il territorio nazionale. L’iniziativa di Watson impone così al governo federale di escludere dall’applicazione del bando nonni, nipoti, cognati, cognate, zii e zie, nipoti e cugini di persone che vivono negli Stati Uniti. Inoltre, il giudice ha stabilito che il governo non può escludere dall’ingresso negli Usa rifugiati in possesso di una garanzia formale e una promessa di collocamento da parte di una apposita agenzia negli Stati Uniti. Così Trump è daccapo. Gli toccherà presentare un nuovo ricorso alla Corte Suprema. Sperando poi che venga accolto.